Gianandrea Gaiani, giornalista bolognese laureato in Storia Contemporanea L’ultima guerra contro l’Europa e’ l’autore di un libro dal titolo “L’ultima Guerra contro l’Europa – Come e perché fra Russia, Ucraina e NATO le vittime designate siamo noi”. Sono 132 pagine che consiglio a tutti di leggere perché fotografano e raccontano la realtà di del momento storico che stiamo vivendo, ma più corretto sarebbe dire stiamo subendo
Gaiani scrive della guerra in Ucraina che ha sostanzialmente modificato gli assetti e gli equilibri geopolitici, sociali ed economici del Vecchio Continente.
La Repubblica Ucraina è visibilmente e mortalmente devastata dal conflitto con la Russia che, nonostante le dichiarazioni di una tracotante e spesso risibile propaganda politica, c’è da esserne sicuri che ne uscirà fortemente indebolita soprattutto per gli enormi costi che Mosca sta affrontando per sostenere un sistema di difesa che ha presentato numerose falle logistiche e operative e i cui vertici militari spesso non sono ideologicamente e strategicamente coesi con il Cremlino e cosa non trascurabile per il drastico e ingravescente bilancio di perdite di vite umane sul campo di battaglia.
Dal canto suo, spiega Gaiani nel suo libro, l’Europa è destinata a perdere il primato economico faticosamente guadagnato dal dopo guerra ad oggi.
L’Europa ha perso la propria autonomia strategica perché sempre più ridotta a giocare giocare un ruolo di partner sempre più debole Inchinandosi alla strapotenza economica degli Stati Uniti.
È difficile riuscire a scoprire in anticipo quali saranno gli esiti di un conflitto che vedrà certamente sconfitta l’Ucraina che comunque la si voglia rappresentare ne uscirà distrutta in termini economici, bellici e sociali per l’impressionante numero di morti, di feriti oltreché per la perdita delle principali infrastrutture e probabilmente anche di alcuni territori.
Non si può neppure escludere che l’Ucraina, nonostante l’annessione ancora da realizzare all’Unione Europea, rischi di essere cancellata del tutto come Stato, “stritolata dalle pretese russe a est e dagli appetiti della Polonia a ovest” scrive Gaiani che nel suo libro sottolinea come secondo alcuni, in caso di collasso bellico di Kiev, la Polonia potrebbe tentare di assumere di nuovo il controllo di quei territori occidentali un tempo parte integrante dello stato polacco.
La Storia ci ha insegnato che in genere nei conflitti, i contendenti hanno rischiato il più delle volte di uscirne o perdenti o gravemente indeboliti e la Russia sta già pagando, e di certo pagherà anche in futuro, un prezzo molto elevato dovuto alla rottura delle relazioni con l’Occidente e in particolare con l’Europa, alla quale è stata da sempre storicamente legata non fosse peraltro che per ragioni semplicemente geografiche.
Del resto il Cremlino è già costretto ad ad aprirsi ad un atavico nemico come l’Asia e la Cina in particolare con la quale ha dovuto modificare le relazioni geopolitiche e per l’export di energia, e la cui potenza economica e demografica e di gran lunga superiore a quella della Russia basti pensare che il Pil di Mosca è più basso di quello italiano e che sebbene la superficie geografica e enormemente superiore a quella del nostro paese la popolazione è più o meno solo il doppio di quella italiana, ovvero “una goccia d’acqua nell’oceano cinese”.
Leggendo il libro di Gaiani non ci stupisce quanto asserisce l’autore, ovvero che tra gli sconfitti di questo conflitto c’è sicuramente l’Europa, costretta a fare i conti con la propria incapacità e irrilevanza geopolitica e con la pochezza della sua classe dirigente, a cominciare dalla Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen.
Un’Europa debole economicamente e militarmente, poco incline alla cultura di uno Stato federale e pertanto costretta a subire una disastrosa crisi economica ed energetica avendo dovuto rinunciare agli approvvigionamenti sicuri e a buon mercato di gas e petrolio russo.
Un’Europa che in occasione della crisi in Ucraina del 2014 ha lasciato il campo d’azione in mano agli Stati Uniti che infatti hanno ampiamente dimostrato avevano tutto l’interesse, insieme alla Gran Bretagna, di indebolire il Vecchio Continente che, oltre ad essere un competitor economico, puntava a raggiungere una maggiore autonomia strategica e militare. Né più e nemmeno di ciò che accade negli anni ’90 con la crisi in ex Jugoslavia, la cui gestione venne lasciata dagli europei agli Stati Uniti attraverso la NATO e così, anche nella guerra in Ucraina, gli europei rivestono un ruolo secondario, subordinato in tutto e per tutto al volere del partner americano.
Il prezzo che l’Europa paga a causa della sua incapacità ad esprimere con forza la propria identità dal punto di vista geopolitico economico e sociale è già altissimo e dobbiamo ammettere anche a causa delle quantità di armi e di munizioni donate in rapida successione all’Ucraina in base a decisioni politiche che, sottolinea Gaiani nella sua attenta analisi, “sono spesso aspramente contestate dai vertici militari, consapevoli della pochezza in termini quantitativi degli strumenti militari disponibili”,
Gli Stati Uniti sono dunque tornati a esercitare una forte influenza su di un’Europa Non riuscendo a trovare risorse all’interno dei propri confini, minacciata militarmente ad est dalla Russia, economicamente dalla Cina, non può che rifugiarsi, grazie anche allo strumento della NATO, nelle braccia degli Stati Uniti d’America.
Due anni or sono si parlava di autonomia strategica dagli Stati Uniti, oggi si parla di “forze armate europee” complementari e soggette alle volontà dell’Allenza Atlantica.
Sul piano economico mondiale nel novembre 2022 la Federazione degli industriali “Business Europe” ha annunciato che la sopravvivenza dell’industria europea è chiaramente a rischio: si intravedono segni di delocalizzazione della produzione e si teme che in futuro migliaia di imprese chiuderanno, soprattutto PMI.
Nelle sue conclusioni Gaiani accenna all’ipotesi che gli Stati Uniti, dove le aziende pagano l’energia molte volte meno che in Europa, non ci aiuteranno. L’organizzazione economica ha sottolineato che c’è preoccupazione sulle misure che gli Stati Uniti hanno adottato con l’Inflation Reduction Act, che sono misure incompatibili con le regole del WTO, in quanto discriminatorie verso le esportazioni delle imprese straniere.
E per per quanto riguarda il conflitto mediorientale, acuitosi recentemente, tra Israele e Hamas e che di fatto vede coinvolti anche il Libano, la Cisgiordania, indirettamente l’Iran, la Turchia, la Siria, il ruolo e il comportamento dell’Europa non sembra essere cambiato.
La posizione assunta dall’Unione Europea, infatti, nel conflitto mette a rischio la sua credibilità e la capacità di agire nella regione, sentenziano gli esperti. Non solo ma le cosiddette “pause umanitarie” invocate dall’ultimo Consiglio Europeo, al contra di un più netto “cessate il fuoco” richiesto dall’ONU che, a sua volta non eccelle incredibilità presso le comunità internazionali in conflitto, hanno addirittura innervosito molti Paesi del mondo arabo, tra cui lo stesso Re Abdullah di Giordania, secondo il quale l’Unione assegna meno valore alle vite dei palestinesi rispetto a quelle degli israeliani.
Non tutti gli Stati membri dell’Unione sono d’accordo con le posizioni assunte dall’Europa e anzi, a peggiorare la posizione del Vecchio Continente, si è creata una vera e propria spaccatura all’interno del Consiglio Europeo tra quei Paesi che hanno un’idea diversa sul conflitto, cosa che ovviamente influirà a togliere legittimità e influenza all’Europa sulle questioni internazionali anche se si svolgono quasi ai propri confini.