Aldo Moro (dal web)

9 maggio 1978: si incrociano i destini di Aldo Moro e Peppino Impastato

Il 9 maggio 1978 è una data fatidica per l’Italia. Due tragici  destini, per uno strano gioco della sorte, si sono incrociati e hanno cambiato la storia del nostro Paese.

La mattina di quel giorno, infatti, all’interno di una Renault 4 rossa parcheggiata in Via Caetani a Roma, le forze di Polizia ritrovano il corpo senza vita dell’Onorevole Aldo Moro, rapito 55 giorni prima dal gruppo terroristico delle Brigate Rosse.

Qualche ora prima, nella notte tra l’8 e il 9 maggio, perde la vita anche il giornalista Giuseppe “Peppino” Impastato. Un nome meno noto, ma che proprio dal momento della sua tragica fine diviene simbolo nella lotta contro le mafie.

Per questo il 9 maggio non è un giorno come tutti gli altri, anche oggi. Dal 2007, questa giornata è stata dedicata a tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice. 

Due uomini, due eroi, un unico tragico destino

La mattina del 9 maggio fu il brigatista Valerio Morucci a telefonare per segnalare la presenza del corpo senza vita di Aldo Moro. Nell’agguato di Via Fani del 18 marzo 1978 furono assassinati dalle Brigate Rosse cinque uomini della scorta di Moro. L’Onorevole della DC fu prelevato e portato in un covo per essere sottoposto a un processo guidato dal “tribunale del popolo“. Il Presidente fu accusato dai terroristi di essere l’artefice della cosiddetta strategia dell’attenzione verso il PCI e per questo giustiziato.

Peppino Impastato, invece, più a Sud, si era apertamente schierato, mostrando grande coraggio, contro la mafia. Denunciava Cosa Nostra dai microfoni di Radio Aut di Cinisi, Palermo, con una attenzione particolare per il boss Gaetano Badalamenti, da lui ribattezzato “Tano Seduto“.

La morte viene inizialmente scambiata per suicidio perché il cadavere di Peppino viene imbottito di tritolo e fatto saltare sui binari della linea ferroviaria Palermo-Trapani. La mafia vuole che si creda che Impastato stia preparando un attentato terroristico. Solo la determinazione della madre di Peppino, Felicia, e del fratello Giovanni, fa emergere la matrice mafiosa dell’omicidio: viene riconosciuta nel maggio del 1984 dal Tribunale di Palermo. Nel maggio del 1992, invece, i Giudici decidono l’archiviazione del caso. Dieci anni dopo, Badalamenti viene condannato all’ergastolo come mandante.

9 maggio il giorno della memoria

Con la legge 56 del 2007, la giornata del 9 maggio è stata dedicata a “tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice”.

Questo giorno – diceva il 9 maggio 2018 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del 40° anniversario della morte di Aldo Moro e Peppino Impastato – vuol essere segno autentico di una comunità che ricorda gli eventi, lieti o dolorosi, che ne hanno attraversato la vita, che sa guardare al futuro proprio perché capace di collegarsi alle proprie radici e di condividere, attraverso momenti difficili e anche dolorosi, un’ideale di persona e di giustizia”.

 

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