Depistaggio Borsellino, difesa: “Schizzi di fango su poliziotti e pm”

Caltanissetta, 1 giu. (Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – Un “castello di menzogne”, “crollato miseramente”, con “ricostruzioni romanzesche” e “accuse infamanti” e “illazioni” della Procura. Il tutto “senza alcuna prova. Zero”. “Menzogne” che hanno provocato “schizzi di fango” e “una gogna mediatica” per i tre imputati, nel processo sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio ma anche “sui magistrati” che indagarono subito dopo la morte di Paolo Borsellino. In oltre otto ore di arringa difensiva, l’avvocato Giuseppe Panepinto, legale del poliziotto Mario Bo, imputato con altri due poliziotti, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, elenca “le illazioni dell’accusa” di cui parla. Il legale ammette, sì, che sulla strage di via D’Amelio c’è stato “il più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana”, come dice anche la Cassazione, “ma non ad opera dei tre poliziotti imputati o di magistrati e uomini dello Stato”, perché gli autori del depistaggio sarebbero stati, secondo la difesa, “tre balordi”, cioè i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Salvatore Candura e Francesco Andriotta.

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