Palermo, 16 mar. (Adnkronos) – “A causa di un maledetto corto circuito, è accaduto ciò che si sarebbe potuto evitare, assegnando a questo tragico evento i crismi della singolarità nel confronto con le tante tragedie e naufragi, costate la perdita di migliaia di vite umane, e il salvataggio eroico, da parte dei nostri Corpi, di un numero ancor più grande di vite”. Ne sono convinti i legali che rappresentano i familiari delle vittime e dei superstiti del naufragio dello scorso 26 febbraio davanti alle cose di Steccato di Cutro (Crotone). Al momento sono 86 le vittime ufficiali della tragedia, ma sarebbero almeno una ventina le persone che mancano all’appello, tra cui numerosi bambini. La memoria depositata al Procuratore di Crotone Giuseppe Capoccia, che coordina l’inchiesta sul naufragio e l’indagine – al momento contro ignoti – sulla macchina dei soccorsi è stata firmata dagli avvocati crotonesi Luigi Ligotti, Francesco Verri e Vincenzo Cardone e dell’avvocato Mitja Galuz, docente di Procedura penale a Genova. “Ci aspettiamo che, ove ci fossero delle responsabilità, non ci si fermi dinnanzi alla sollecitazione della cosiddetta ‘ragion di Stato’ – dice l’avvoato Ligotti all’Adnkronos – La ragion di Stato non vale in questo caso. Non si tutela il buon nome dei navigatori senza la verità”.