Soldato ucciso in Afghanistan, gip archivia. Madre “Non mi fermo”

Palermo, 1 ago. (Adnkronos) – La morte del caporalmaggiore David Tobini, il parà della Folgore morto ad appena 28 anni il 25 luglio del 2011, a Bala Mourghab, la parte più impervia dell’Afghanistan, resta senza colpevoli. Anche se adesso c’è un primo punto fermo. Anzi, più di un punto fermo. A metterlo è la Gip del Tribunale di Roma, Roberta Conforti, che parla, mettendolo nero su bianco, di “contraddizioni”. Ma anche di “dichiarazioni smentite” di un commilitone. E, per la prima volta, spiega che il soldato che, al momento dell’uccisione di David Tobini si trovava nelle vicinanza, potrebbe non avere detto la verità. Ma nonostante ciò, il commilitone di David, non verrà iscritto nel registro degli indagati. La giudice per le indagini preliminari sottolinea che “non può non osservarsi come anche laddove le indagini dovessero confermare che l’ipotesi che abbia reso false dichiarazioni al pm, non potrebbe essere elevata nei suoi confronti la contestazione” delle false dichiarazioni al pm “sussistendo la causa di non punibilità prevista dall’articolo 384 cp e, più in generale, non essendo esigibile, in ossequio al fondamentale principio secondo cui ‘Nemo tenetur se detegere’ (“Nessuno può essere obbligato a fare dichiarazioni contrarie al proprio interesse” ndr), che un soggetto renda dichiarazioni dalle quali emergano a proprio carico elementi di reità, e non potendo pertanto essere penalmente sanzionato chi non rende tali dichiarazioni”.

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