Artemisia Gentileschi: una Mostra per ammirare e per riflettere

Anche a chi come me non è un esperto, o un critico d’arte, la visita della Mostra dedicata ad Artemisia Gentileschi, ospitata a Genova a Palazzo Ducale, ha suscitato notevoli emozioni e un positivo apprezzamento complessivo.

La Mostra, promossa e organizzata da Arthemisia con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Comune di Genova e Regione Liguria e curata dallo storico d’arte Costantino D’Orazio, con la collaborazione di Anna Orlando, si articola in 14 sale, offrendo al visitatore non solo una valida rappresentazione dell’estro artistico di Artemisia Gentileschi, ma, anche, una significativa panoramica della sua epoca sotto diversi punti di vista, letti con la sensibilità dei nostri giorni.

Vi è, in altri termini, un doppio registro, artistico e personale, al quale si rapporta questa importante Mostra, che si esplica in modo evidente nei pannelli esplicativi delle diverse sale. Con questa modalità comunicativa Costantino D’Orazio trasferisce al visitatore gli elementi di base per comprendere al meglio i dipinti esposti della stessa Gentileschi e di altri artisti di quel periodo storico; nonché, da un lato le difficoltà e le umiliazioni da Lei vissute e sopportate sul piano personale, decisive nel suo allontanamento da Roma, dall’altro la forza d’animo con cui l’artista seppe reagire, realizzandosi sul piano privato, oltreché come artista di grande rilievo e notorietà.

Il  visitatore ha, così, l’opportunità di calarsi nel contesto artistico inizialmente frequentato da Artemisia Gentileschi, a cominciare dalla bottega  di suo padre, Orazio in cui era presente anche uno dei suoi fratelli e di gustare le diverse tappe salienti del suo percorso artistico, contrassegnato, dopo il tragico episodio di violenza personale subito dal pittore Agostino Tassi, dai soggiorni a Firenze e a Napoli; senza dimenticare il periodo di lavoro con il padre svolto in Inghilterra alla corte del re mecenate Carlo I.

Un percorso, arricchito dall’esposizione di quadri di altri pittori coevi, da una riflessione sviluppata in un’apposita sala sull’influenza del caravaggismo a Genova e comprensivo dell’allestimento di un ambiente per ricordare lo stupro di Artemisia Gentileschi. Una sala quest’ultima, che, al netto delle contestazioni manifestate da alcuni movimenti femministi, vuole, comunque, sottolineare il dramma personale vissuto da quest’artista che, dopo quella violenza, ebbe a patire anche le negative conseguenze legate al successivo processo.

In definitiva, questa Mostra, che non è certo la prima dedicata ad Artemisia Gentileschi in questi ultimi anni, non solo si segnala per l’accuratezza e il pregio di alcuni suoi dipinti esposti (anche appartenenti a collezioni private) e per il già ricordato supporto esplicativo, chiaro ed esauriente, che accompagna il visitatore, sala dopo sala; ma anche per l’attenzione volutamente dedicata al suo essere donna e vittima di un tipo di violenza personale, che continua, purtroppo, a perpetuarsi ai nostri giorni, anche se, per fortuna, accompagnata da un livello di sensibilità sociale e di esecrazione collettiva differenti.

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