Aviaria in USA, virus rilevato anche negli alpaca

Virus dell’influenza aviaria anche negli alpaca. Negli USA “i Laboratori dei Servizi veterinari nazionali (Nvsl) hanno confermato il rilevamento dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) H5N1 negli alpaca” tenuti “in locali dove del pollame infettato era stato eliminato” questo mese. Lo riporta l’Animal & Plant Health Inspection Service (Aphis) del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda).

Analizzando la sequenza genetica del virus trovato negli alpaca, i Nvsl hanno confermato che è “la stessa” del virus attualmente circolante nei bovini da latte di diversi stati Usa (genotipo B3.13), e “coerente” con quella del patogeno che aveva colpito il pollame allevato nei locali poi abitati anche dagli alpaca.

Denunciati ritardi nelle segnalazioni

“A ciò si aggiunge il ritardo” da parte “dell’Usda”, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, “nel non segnalarlo fino ad oggi”. Lo evidenzia su X lo scienziato americano Eric Topol, vice presidente esecutivo Scripps Research, fondatore e direttore Scripps Research Translational Institute. Nella nota dell’Aphis, datata 28 maggio, viene indicato che i test di conferma della presenza del patogeno negli alpaca sono stati completati dai Laboratori dei Servizi veterinari nazionali (Nvsl) il 16 maggio.

“Mi sembra che si stiano intensificando sempre di più i segnali che questo virus” dell’influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità (Hpai) “è veramente molto poliedrico e camaleontico. Passa da una specie all’altra con una velocità e una facilità che a me fanno molta paura, perché ogni volta che passa da un tipo di animale a un altro ci può essere una mutazione”, sottolinea all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, commentando il rilevamento del patogeno anche negli alpaca in Usa. “Un altro segnale di preoccupazione”, osserva l’esperto.

Bassetti: mi preoccupano più i bovini da latte

“Questo virus si sta avvicinando sempre di più all’uomo”, evidenzia Bassetti. “Mi fa sicuramente più paura la sua presenza nei bovini da latte che non negli alpaca – precisa – nel senso che è molto più vicino all’uomo il bovino da latte che non l’alpaca. Ma certamente – ribadisce l’infettivologo – sono tutti segnali molto importanti di questa continua mutabilità, camaleonticità e capacità” del virus Hpai H5N1 “di passare da una specie all’altra”.

“Il virus H5N1, ritrovato nei bovini negli Sati Uniti, aveva già mostrato la capacità di provocare infezione nei mammiferi. Quindi il ritrovamento negli alpaca non rappresenta di per sé un motivo di ulteriore allarme. E’ segno della sorveglianza molto stretta che le autorità degli Usa stanno mettendo in atto”, dice all’Adnkronos Salute Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’università del Salento. “La stessa attenzione sarebbe necessaria anche in Europa – sottolinea – per identificare i primi segnali di arrivo del virus”.

(foto di Pixabay)

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