Bancassurance, una formula che continua a riscuotere consenso

Legato allo sviluppo dell’intermediazione finanziaria alternativa, che ha caratterizzato gli ultimi due decenni del secolo  scorso in Italia, il fenomeno dell’ingresso delle banche nel mondo assicurativo (bancassurance) può essere temporalmente situato nella prima parte degli anni ’90.

Alla base del fenomeno ci fu certamente l’assottigliamento dei margini di intermediazione, che spinse le banche del nostro Paese, così come era avvenuto in altri contesti, a ricercare nuove fonti di ricavo.

L’incontro tra i due mondi bancario e assicurativo ha assunto nel corso degli anni diverse conformazioni: dall’iniziale e più semplice tipologia di accordi commerciali paritetici tra banca e compagnia assicurativa, alla costituzione di una joint venture tra queste due entità, finalizzata alla creazione di una nuova compagnia assicurativa con prodotti distribuiti tramite la rete di sportelli dell’intermediario bancario; alla creazione, infine, di un gruppo misto bancario assicurativo con la componente bancaria predominante, evidenziando un livello di sinergie decisamente superiore rispetto alle altre due possibili alternative.

Ma qual è l’attuale situazione della bancassurance in Italia?

Dalla recente Relazione Annuale dell’IVASS, che a questo fenomeno dedica alcune pagine, si apprende che nel 2020 37 delle 96 compagnie assicurative vigilate da questa Authority denunciavano una partecipazione bancaria al proprio capitale.

Inoltre, a conferma della cospicuità del fenomeno, i premi raccolti tramite gli sportelli bancari rappresentavano poco meno del 34% dell’ ammontare complessivo riferito alle compagnie assicurative italiane, per un importo superiore ai 45 miliardi di euro. Un’evidenza statistica, che, spacchettata, mostra l’importanza del canale bancario per il collocamento dei prodotti del ramo vita (42,5% dei premi); mentre più contenuta risulta questa componente per gli altri  del ramo danni, dove rimane forte la prevalenza del canale agenziale (oltre il 77%).

Un altro aspetto significativo della fotografia scattata dalla Relazione IVASS concerne, poi, i minori costi di gestione dichiarati   per il collocamento dei prodotti assicurativi vita rispetto ai premi (il cosiddetto expense ratio) per quelle compagnie assicurative con oltre il 50% del proprio capitale detenuto da banche: un valore, che si situa a poco più del 2%, contro il 4,3% relativo alle imprese assicurative prive di partecipazione bancaria. Un aspetto che, invece, non si replica nel ramo danni, probabilmente, secondo la valutazione dell’IVASS, perché il valore contenuto della raccolta premi per questo comparto non ha, finora, consentito di ammortizzare i costi fissi della gestione assicurativa.

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