I nuovi fronti della lotta al contante, per ridurre il più possibile il cash circolante, tracciare le transazioni e arginare l’evasione fanno leva sulla nuova soglia per l’uso del denaro cash. Da oggi, infatti, cambiala soglia per l’uso del contante, che scende a 1000 euro per il singolo acquisto, limite che non è aggirabile nemmeno frazionandolo nel tempo. Ad esempio: se si vuole comprare un televisore da 1200 euro in contanti e se ne paga all’esercente 600 oggi e 600 fra qualche giorno, è facile che scattino controlli con sanzioni dai 3mila ai 50mila euro. Per gli stranieri, invece, il limite non si applica.
Un’altra scadenza da tenere a mente per questo 1 luglio è la ripresa delle attività dei tribunali sulle operazioni di pignoramento di case e conti correnti, in base al Decreto Milleproproghe di marzo 2021. Le somme sui conti correnti non sono quindi più sottoposte a vincolo di indisponibilità e le banche devono renderle fruibili al debitore tramite azione dell’Agenzia delle Entrate.
Occorre, inoltre, ricordare che, sempre a luglio, le banche applicano l’imposta di bollo per il secondo trimestre dell’anno, una tassa dovuta da tutti i correntisti che hanno sul proprio conto una giacenza media superiore ai 5mila euro. L’importo annuale è di 34,20 euro, ripartito in rate trimestrali prelevare automaticamente.
Sempre da oggi, inoltre, i correntisti Ing non potranno più prelevare dagli sportelli automatici. La banca ha deciso infatti, con un provvedimento annunciato qualche mese fa, di disattivare a partire dal 1 luglio tutti i suoi sportelli bancomat, parte di un progetto di riassetto della propria organizzazione bancaria. Il prelievo resta possibile presso altri sportelli, gratuito sopra i 50 euro per tutti i correntisti pre 2018, altrimenti con un costo tra i 45 e i 75 centesimi a prelievo. “L’obiettivo è quello di andare verso un modello cashless e mobile first” – hanno spiegato i vertici Ing che hanno calvalcato l’onda di una clientela prevalentemente giovane e al 96% completamente digitalizzata. Decisione che si accompagna anche alla chiusura di molte filiali, con notevole riduzione dei costi.
Nell’ottica di contenere le spese, è partito anche il pressing di alcuni grandi istituti nei confronti dei correntisti con grandi depositi e nessun investimento, spinti dalla normativa che impone agli istituti di pagare un interesse negativo dello 0,5% sui capitali fermi. Solo in Italia abbiamo 1745 miliardi (secondo gli ultimi dati ABI) depositati negli istituti, in aumento di circa il 10% ogni anno.
Fineco ha annunciato a circa mille dei suoi correntisti la chiusura del conto corrente con deposito “fermo” superiore a 100mila euro (su quasi un milione e mezzo di correntisti totali). Bper e UniCredit hanno invece deciso di percorrere la strada di imporre “commissioni di giacenza” per rifarsi dei costi sostenuti. Sul lato opposto dello spettro, da gennaio sono entrate in vigore le nuove disposizione EBA sul default dei correntisti. mentre prima c’era la possibilità (pagata a caro prezzo con interessi a due cifre) di mandare il conto in rosso, con le nuove regole, in assenza di disponibilità sufficienti sul conto corrente, la banca dovrà respingere i pagamenti automatici, come bollette, oppure, nel caso di società, gli stipendi dei dipendenti. Se il passivo permane per oltre 90 giorni, scatta il default.