Braccianti morti: arrestato l’imprenditore agricolo che li sfruttava nei campi

La tragedia dei 12 braccianti morti in un incidente il 6 agosto 2018 ha un epilogo. È stato arrestato l’imprenditore proprietario del terreno dove quella mattina i 12 uomini avevano svolto l’attività di raccolta di pomodori sui terreni dell’azienda agricola della località marina di Capojale.

Le indagini sono partite proprio dall’incidente stradale avvenuto il 6 agosto di tre anni fa; è emerso che nell’estate del 2018, l’imprenditore agricolo ed il figlio 26enne hanno impiegato nei propri terreni, per la raccolta di pomodori, 7 braccianti agricoli nordafricani, reclutati da un caporale extracomunitario 39enne anche lui deceduto nell’incidente. Determinante nello sviluppo delle indagini il ritrovamento di un taccuino all’interno del furgone Ford Transit sul quale viaggiano i braccianti. Era stato utilizzato come promemoria dagli intermediari per l’impiego della manodopera.

Le indagini, condotte dalla Procura di Foggia, con l’ausilio dei reparti del comando provinciale dei carabinieri ed il Nucleo Ispettorato del Lavoro, hanno ricostruito nei minimi particolari quello che avveniva nel terreno dell’imprenditore. I dodici braccianti morti, di età compresa dai 21 ai 41 anni, quella mattinata avevano svolto l’attività di raccolta di pomodori sui terreni dell’azienda agricola della località marina di Capoiale. 

Dopo tre anni  il Tribunale del riesame di Bari ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, nei confronti dell’imprenditore agricolo 53enne Cagnanese; i Carabinieri di Vico del Gargano in collaborazione con i colleghi di Cagnano Varano hanno convalitato l’arresto. 

Il problema del caporalato è un argomento che si continua a discutere anche al Governo; a luglio di quest’anno è stato firmato il protocollo per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura e del caporalato. Per la Ministra Lamorgese si tratta di un ulteriore tassello che si colloca nel più articolato mosaico delle attività di contrasto al caporalato; rafforzando l’armamentario istituzionale a difesa della legalità. “Insieme possiamo fare un buon lavoro. Occorre l’impegno di tutti“, ha dichiarato la responsabile del Viminale. 

Con riferimento alla “governance” delle attività, il documento prevede: l’istituzione presso il ministero dell’Interno di una Consulta composta da rappresentanti di ciascuna delle parti firmatarie; la nomina del presidente d’intesa tra i ministri dell’Interno, del Lavoro e delle politiche sociali, delle Politiche agricole, alimentari e forestali, sentita Anci; la possibilità per la Consulta di invitare a partecipare ai propri lavori soggetti pubblici, privati o individui di comprovata esperienza nel settore.

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