Brescia, 28 maggio 1974.Piazza della Loggia,ore 10:12.
Una bomba contenente almeno un chilogrammo di esplosivo, nascosta in un cestino dei rifiuti, esplose colpendo moltissime persone: tre di queste morirono sul colpo, altre tre durante il trasporto al nosocomio e due feriti morirono in seguito ad ore di agonia per via delle gravi ferite riportate. Vi furono,inoltre,altri 102 feriti.
Le persone si erano radunate in Piazza della Loggia per una manifestazione unitaria contro il terrorismo neofascista ,indetta dalla Federazione CGIL-CISL-UIL e dal Comitato antifascista della città, in segno di protesta per una serie di attentati avvenuti nella zona.
La matrice nera nella strage di Piazza della Loggia
Dopo molti anni di indagini e depistaggi ,susseguitisi fin dai primissimi giorni, e cinque processi, vennero riconosciuti colpevoli e condannati i membri del gruppo Ordine Nuovo,di matrice neofascista:Carlo Maria Maggi, capo del gruppo nel Triveneto, e Maurizio Tramonte, giovane militante padovano ed ex informatore dei servizi segreti , in qualità di “fonte Tritone” , assieme ai già detenuti Carlo Digillo e Marcello Soffiati, responsabile del trasporto dell’ordigno. Gli altri imputati, tra cui Delfio Giorgi, il Generale Francesco Delfino e l’ex Segretario del Movimento Sociale Italiano Pino Rauti, furono assolti.
il 20 giugno 2017 la Prima Sezione penale della Corte di Cassazione rigetta i ricorsi degli imputati Carlo Maria Maggi, e Maurizio Tramonte, già condannati all’ergastolo per la strage di Piazza della Loggia, da una sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Milano del 22 luglio 2015.
A luglio l’ennesimo processo
Recentemente la Corte di Appello di Brescia ha,invece, accolto l’istanza di revisione del processo ,presentata dalla difesa di Tramonte, il sedicesimo in 48 anni e il sesto per Maurizio, attualmente detenuto nel carcere di Fossombrone .
L’otto luglio i giudici ascolteranno le dichiarazioni della sorella e della moglie del 70enne sulla circostanza che, a differenza di quanto riportato dalla consulenza antropometrica che lo dava in Piazza Loggia quella mattina, portava la barba e che quindi, come sostenuto dalla difesa, non era in piazza il giorno dello scoppio.
“Rispettiamo le decisioni e ci prepareremo per l’udienza dell’8 luglio. Non accetto che la difesa di Tramonte dica che le parti civili hanno sempre cercato un colpevole. Non è vero così, come non commento le volgarità che ha pronunciato in aula Tramonte” ha commentato Manlio Milani, Presidente della Casa della Memoria di Brescia e marito di Livia Bottardi, una delle otto vittime della strage di Piazza Loggia.