Brexit, cosa si deve ancora fare

Probabilmente nei prossimi anni sarà studiato come un caso tipico di contrapposizione tra principi sovranisti e ideologie globalizzanti di solidarietà tra nazioni. Quel che per ora è certo. è che il negoziato tra il Regno Unito e l’Unione Europea per l’uscita del primo dalla seconda, apparso fin dall’inizio costellato di molteplici difficoltà di percorso, si sta avviando mestamente verso la data di scadenza ultima di fine 2020 nel segno del tanto temuto “no deal”.

Non è un caso che la Commissione dell’UE si sia ultimamente affrettata a mettere in campo alcuni provvedimenti, che verranno sottoposti al Parlamento Europeo e al Consiglio, per evitare le conseguenze devastanti di un non accordo, in materia di rotte aeree, certificato di sicurezza per le medesime, modalità legate al trasporto su strada e di accesso alle acque territoriali britanniche per la pesca.

In ogni caso i nodi fondamentali che dovranno, comunque, essere sciolti sono tre e riguardano: l’individuazione di un meccanismo di soluzione delle possibili controversie tra L’UE e il Regno Unito; l’accesso del Regno Unito al mercato unico nel rispetto delle regole che governano gli aiuti di stato nell’area dell’Unione Europea; e, infine, le modalità di regolamentazione della pesca nelle acque del Mar del Nord.


E, intanto, giunge la notizia che il Regno Unito ha stilato un importante accordo di scambio commerciale con Singapore e si avvia a fare altrettanto con il Vietnam. Per gli osservatori di politica economica sembra proprio di fare un balzo indietro nel tempo di circa 60 anni, quando il Regno Unito era l’epicentro di un’area di libero scambio commerciale denominata EFTA. Un’esperienza che per l’Inghilterra si concluse una dozzina di anni dopo per aderire alla Comunità Economica.

Al di là delle reminiscenze storiche, rimangono, ora, da valutare i costi effettivi dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea per entrambi. Costi, che, purtroppo, saranno sicuramente dilatati e non di poco  dalla persistenza della pandemia da Covid’19.

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