Bruciato vivo 29enne perchè gay. La Lettonia al primo posto per omofobia

Normunds Kindzulis è morto bruciato vivo. La sua “colpa“, per chi lo ha cosparso di benzina e dato alle fiamme? quella di essere omosessuale. Il ragazzo era una paramedico e negli anni era stato vittima di attacchi omofobi. Per questo si era dovuto trasferire da Riga a Tukums, una cittadina più tranquilla che si trova a circa 70 chilometri dalla capitale. Tuttavia, anche nella nuova città sarebbe stato aggredito fisicamente almeno quattro volte.

Normunds Kindzulis è stato portato d’urgenza all’ospedale di Riga lo scorso 23 aprile. Mercoledì 28 aprile l’EPOA,  European Pride Organisers Association, ha confermato il suo decesso con un triste tweet dove si legge: “Normunds Kindzulis, vittima dell’attacco incendiario omofobico in Lettonia la scorsa settimana ha ceduto alle ferite. Le nostre più sentite condoglianze al suo partner e alla sua famiglia e a tutta la nostra comunità in Lettonia“.

Artis Jaunklavin, collega e coinquilino, è stato il primo a soccorrere il ragazzo: “Ho provato a spegnere le fiamme. L’ho preso in braccio e l’ho portato nella vasca da bagno. Ma, a quel punto, le bruciature erano troppo severe: i vestiti abbrustoliti si erano fusi con la pelle. È stato bruciato vivo“.

In un primo momento la polizia ha cercato di liquidare l’accaduto catalogandolo come suicidio e non aprendo nessuna indagine; ma i media e le proteste dell’opinione pubblica li hanno convinti a indagare sull’accaduto anche se ad oggi non risultano reali indagini in corso. Normunds Kindzulis e il suo coinquilino Artis Jaunklavin avevano denunciato di aver ricevuto minacce di morte da parte di un vicino.

La Lettonia si conferma il paese meno sicuro per le persone LGBTQ+ insieme alla Russia, Polonia, Ungheria, Albania e Bosnia ed Erzegovina. L’Italia in questa classifica si piazza al 13esimo posto come Paese sicuro per la comunità LGBTQ+. 

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