E’ stata ritrovata in Canada una nuova fossa contenente resti di bambini nativi americani. La scoperta è stata fatta vicino un’ex scuola cattolica, precisamente la Marieval Indian Residential School di Saskatchewan. La notizia è stata resa nota attraverso un comunicato dalle comunità indigene della Federation of Sovereign Indigenous First Nations.
Nello stesso non è stato però specificato il numero esatto dei corpi ritrovati, ma da quanto si apprende, sembrerebbe superiore ai resti dei 215 bambini ritrovata lo scorso mese vicino la Kamloops Indian Residential School, in British Columbia.
Si tratta di una rete di scuole che erano state fondate dal Governo del Canada e amministrate dalla Chiesa cattolica, che rimuovevano i figli degli indigeni dalla loro cultura per poter insegnar loro la propria.
Si tratta di un “ritrovamento tragico”, secondo il capo della comunità Cowessess, Cadmus Delorme e il capo della Federazione, Bobby Cameron.
La fossa comune degli indigeni
Non è la prima volta che vengono fatte scoperte di questo tipo. La prima è avvenuta poche settimane fa e ha profondamente scosso gli animi dei canadesi, ma soprattuto, ha suscitato l’ira degli indigeni che non accetteranno mai quanto avvenuto.
Comunemente viene chiamato “genocidio culturale”; un’espressione che non necessita di molte spiegazioni ma che dovrebbe soltanto far provare un sentimento: quello della vergogna.
Tra il 1890 e 1969 la Chiesa gestiva il collegio di Kamploops, uno dei più grandi del Canada. Lo stesso istituto venne chiuso quando passò sotto la gestione del Governo. Le voci che circolavano su questo luogo non erano delle migliori – in parte come i racconti dei collegi sono sempre stati. Si parlava di bambini malnutriti e malati.
Un dettaglio ben più grave: i bambini venivano prelevati con la forza dalle famiglie indigene affinché avessero “un’educazione bianca”. Molti, moltissimi, di loro non ce l’hanno fatta: bambini piccolissimi, la maggior parte sotto i tre anni, uccisi dal freddo, dalla fame, dalla tubercolosi o sbranati dai cani perché avevano tentato la fuga. Un periodo storico del quale non andare fieri e a distanza di anni la verità è saltata fuori.
La scoperta è stata fatta dai Tk’emlúps te Secwépemc First Nation (TteS), un gruppo di indigeni che ha utilizzato un georadar, uno strumento che esegue indagini nel sottosuolo senza ricorrere agli scavi.
Le ricerche
Il Governo ha istituito una commissione per trovare più informazioni possibili su quei terrificanti collegi. Dall’inizio delle ricerche sono emersi racconti raccapriccianti: diversi studenti hanno ricordato gli abusi sessuali costretti a subire dai preti e alcune studentesse, rimaste incinte a causa di questi.
Secondo i dati forniti, sarebbero 4.100 i bambini morti, ma c’è anche chi afferma che il numero sia superiore ai 10mila. Quando un bambino moriva, inoltre, veniva seppellito a scuola e non consegnato alla famiglia.