Cartabia:”Violenza a freddo”. Complicata la situazione nei penitenziari italiani

In diretta dalla Camera, il Ministro della Giustizia Marta Cartabia è intervenuta sulla situazione delle carceri e in particolare, su quanto avvenuto al penitenziario di Santa Maria Capua Vetere.

Il Ministro ha parlato delle indagini effettuate sul caso e dalle quali è emerso che la reazione “non fosse necessitata da una situazione di rivolta ma una violenza a freddo”.

Sempre secondo il Ministro Cartabia, è necessario effettuare degli accertamenti nelle carceri per scoprire quanto avvenuto nell’ultimo anno, “un anno dove la pandemia ha esasperato tutti”.

Sovraffollamento carceri: un problema che non trova soluzioni

Sono recluse attualmente in Italia 53.661 persone, ma il posto nei penitenziari è per 47.445 detenuti. E’ così che si parla di sovraffollamento preoccupante e a dirlo, è il Ministro della Giustizia Marta Cartabia. Il picco registrato fino ad ora è di 60mila, ma nonostante un lieve calo, a ricordare la gravità della situazione, è stato il difficile anno di pandemia.

Tra le ipotesi di miglioramento, vi è la possibilità di adottare delle misure alternative alla detenzione dove esse siano applicabili: esempio, per pene detentive molto brevi.

Soluzione, questa, che ha trovato anche diversi scontri, in particolare da parte di Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni ha parlato dell’Italia come l’unico Paese che per ovviare al problema sovraffollamento, toglie le pene anziché costruire altri penitenziari. Un piano di “ricostruzione” che poteva rientrare tra le priorità del Recovery Fund.

Il “Piano carceri” non è un qualcosa di nuovo per il Governo italiano.

A parlarne per primo non fu Giorgia Meloni, bensì Silvio Berlusconi nel 2010: un piano di edilizia carceraria per creare 22mila posti in più e 18 nuove carceri. Risultato che fu però deludente, tanto da decidere di intervenire nelle strutture già esistenti.


 

Violenze nelle carceri: i casi del passato

Andando a ritroso nel tempo, sono innumerevoli i casi di violenza nelle carceri italiane da parte degli agenti penitenziari. Quasi impossibile avere un rapporto preciso, senza calcolare l’inevitabile dettaglio che questo genere di violenze nei penitenziari ci sono sempre state.

Tra i casi più recenti, oltre i pestaggi di Santa Maria Capua Vetere,  l’Associazione Antigone parla di diverse lettere di denuncia da parte dei detenuti. Tra cui la Casa circondariale di: Viterbo, Ivrea, Firenze-Sollicciano, Regina Coeli, Lucera, Siracusa, Pordenone e Velletri.

Il “modus operandi” è sempre lo stesso: pestaggi a mani nude, percosse con manganelli, bastoni, violenze fisiche ma anche psicologiche. Tutto fatto in maniera organizzata, lontano dalle telecamere di sorveglianza, senza pietà, fieri della loro posizione di potere.

Soprattutto senza freni, portando il detenuto, sempre più spesso, alla morte.

 

 

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