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Caso Regeni: un anno fa la chiusura del caso

Cinque anni fa in Egitto, venne ucciso lo studente Giulio Regeni. Il 25 gennaio venne rapito e giorni dopo, il 3 febbraio per l’esattezza, venne ritrovato privo di vita nei pressi di una prigione dei servizi segreti egiziani. Il suo corpo era completamento ricoperto da segni evidenti di tortura: abrasioni, contusioni, pestaggio, diverse fratture ossee, coltellate sul corpo e diversi tagli. L’autopsia riscontrò che la morte fu causata da un forte colpo al collo.

In seguito al ritrovamento del corpo, il direttore delle indagini di Giza dichiarò che Regeni fu coinvolto in un incidente stradale e non confermò la presenza di accoltellamento. Dettaglio più che evidente. In un secondo momento la Polizia dichiarò che si trattava di omicidio avvenuto per cause personali, collegate probabilmente ad una relazione omosessuale o allo spaccio di droga. Altre ipotesi dichiaravano che l’omicidio era avvenuto per mano di bande del controspionaggio egiziano.

L’Italia era certa di poter contare sull’appoggio dell’Egitto per trovare i colpevoli, ma l’aiuto risultò essere soltanto di facciata. Gli investigatori riuscirono ad ascoltare pochissimi testimoni e soltanto per pochi minuti, mentre gli stessi erano stati segregati per ore dai colleghi egiziani. Dopo una serie di eventi, il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, dichiarò insufficiente l’aiuto fornito dall’Egitto.

La famiglia e gli amici di Giulio Regeni non si fermarono e l’unica cosa che aspettavano era la verità. Nel 2016 in Egitto ci fu una sparatoria nella quale rimasero uccisi quattro uomini, gli stessi che fecero passare come i presunti colpevoli della morte dello studente. Ipotesi successivamente negata. Con il tempo si fece invece sempre più forte il sospetto nei confronti dei servizi segreti di Abdel Fattah al-Sisi.

Un anno fa, dopo quattro anni di ipotesi e due anni di indagini sugli 007 egiziani, si dichiarò ufficialmente chiusa l’inchiesta di Roma sul caso Regeni. La Procura contestò al Maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif il sequestro di persona, concorso in lesioni personali aggravate e in omicidio aggravato. “Abusando dei propri poteri, cagionava lesioni a Giulio Regeni e la perdita di più organi seviziandolo con sofferenze fisiche a distanza di più giorni.”

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