Su 935 Contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl) vigenti e depositati al Cnel, al 31 dicembre scorso, 351 sono stati firmati da associazioni datoriali e organizzazioni sindacali non riconosciute, praticamente 4 su 10, il 37,5% del totale. Lo rileva oggi l’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia).
Tra i settori la situazione più critica si riscontra nell’edilizia, dove a fronte di 74 Ccnl depositati al Cnel, 37 (il 50% del totale) sono stati sottoscritti da organizzazioni non aderenti alla struttura di viale Lubin. Altrettanto anomala è la situazione che si registra nel commercio-artigianato-turismo. Su 257 Ccnl vigenti, 121 (il 47,1%) sono stati firmati da sigle “fittizie”. Tra le imprese di pulizia e le multiservizi, dei 50 contratti vigenti 23 (il 46%) sono stati sottoscritti da sigle pressoché “sconosciute”.
“Un’accozzaglia di organizzazioni improbabili – commenta il responsabile dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo – che nella stragrande maggioranza dei casi non rappresentano quasi nessuno, ma consentono un’alternativa a quelle imprese e a quei lavoratori subordinati che vogliono fare dumping sociale, aggirando i contratti siglati dalle organizzazioni più rappresentative e diffuse su tutto il territorio nazionale”.
“Intendiamoci, nessuno mette in discussione la libertà sindacale, che in un Paese democratico va sempre garantita” afferma la Cgia, che però afferma la “necessità di rivedere la rappresentanza”.