Al Museo di Roma in Trastevere arriva la mostra Chiamala Roma. Un’esposizione che è una rivisitazione personale e poetica della città, che Becchetti mette in atto attraverso gran parte della produzione dedicata dal fotografo alla capitale, evidenziando l’unicità di una città contraddittoria e complessa.
“Attraverso l’obiettivo delle mie Pentax osservai una città in tellurico sconvolgimento sociale… antropologico, segnata da un’ansia di rinnovamento capace di spaccare la gerarchia fossilizzata dalle classi sociali e di cancellare…un’antica idea di sudditanza… È in quegli anni che ho potuto conoscere e fotografare a Roma molti tra i più importanti protagonisti del mondo artistico e culturale, italiano e internazionale, dell’epoca quali Ungaretti, Borges, Pasolini, Penna, Hitchcock, de Chirico per citarne alcuni”.
Lo sguardo di Becchetti sulla città, che repentinamente cambia volto, si sofferma su dettagli e particolari che la rendono unica non solo per la sua antica e indubbia bellezza: scorci e visioni personali di luoghi narrano con ironia e affetto le trasformazioni di un territorio e dei suoi abitanti. I personaggi che la abitano o e le personalità che vi soggiornano per brevi o lunghi periodi, ne assorbono il clima e le suggestioni diventano testimoni del genius loci romano; siano ripresi ai margini della città tra le nuove borgate e le antiche mura, o immortalati nelle stanze austere dei vecchi e storici palazzi, o tra i quadri d’autore e le tappezzerie delle abitazioni borghesi.
La mostra, al museo di Roma, evidenzia, quindi, l’importanza e il ruolo fondamentale degli archivi fotografici, sia privati, sia pubblici, nel ricostruire la memoria di un territorio dal punto di vista storico, sociale e soprattutto culturale.