Cinema: “Vidblysk (Riflesso)” di Valentyn Vasyanovych apre il settimo giorno

Dopo Atlantis, presentato nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia 2019, Valentyn Vasyanovych torna al Lido, in concorso, con “Vidblysk (Riflesso)”.

Il regista ucraino racconta ancora una volta la Guerra del Donbass, conflitto scoppiato nel 2014. Così con “Vidblysk (Riflesso)”, Valentyn Vasyanovych ci ripete che la guerra è lì, impossibilitato a soffermarsi su altro.

La storia è quella di chirurgo ucraino; il dottor Serhiy viene catturato dalle forze militari russe in una zona di guerra dell’Ucraina orientale; mentre è prigioniero assiste a spaventose scene di umiliazione, violenza e indifferenza verso la vita umana. Dopo il rilascio, torna al suo comodo appartamento piccolo borghese e tenta di trovare uno scopo nella sua vita dedicandosi a ricostruire la sua relazione con la figlia e l’ex moglie. Impara a ridiventare un essere umano, a essere un padre e ad aiutare sua figlia, che ha bisogno del suo amore e del suo sostegno.

Valentyn Vasyanovych, intervistato sul suo film in gara alla Mostra del Cinema, ha dichiarato: “Ho iniziato a lavorare a questa storia ispirato da un piccione che si è schiantato contro la nostra finestra, mentre volava ad alta velocità, lasciando un segno allo stesso tempo bello e orrendo.

Mia figlia di dieci anni ha visto tutto: l’impronta precisa delle ali, la traccia di sangue lasciata dall’impatto della testa, le piume attaccate al vetro. Nei giorni successivi, eravamo turbati da quanto era successo. Le sue preoccupazioni, domande, attese di risurrezione miracolosa, la negazione dell’irreversibilità di questo evento e i tentativi di comprendere la morte dal punto di vista infantile mi hanno spinto a scrivere una storia sulla relazione tra un padre e una figlia addolorati per la morte di una persona amata.

La morte di uno dei personaggi è connessa alla guerra che infuria nell’Ucraina orientale. Mettendo in relazione l’agiata vita quotidiana nella capitale e la realtà mortale della guerra, si crea un contesto molto intenso per questa storia sulle paure dei bambini e il loro primo incontro con la morte, e si evidenzia l’impotenza degli adulti.

È una storia sulla presa di coscienza da parte di un bambino del fatto che la vita umana è limitata. È anche una storia sulle responsabilità degli adulti nei confronti delle persone amate, di sé stessi e del modo in cui esprimono il proprio potenziale. La bambina e l’adulto si aiuteranno a vicenda a comprendere questo mondo bello e crudele, così simile al segno lasciato dal piccione sul vetro.

Il regista racconta la guerra tramite la staticità e questo non può non atterrire ma al contempo ci incanta. Perché la grandezza del regista sta nella lucida consapevolezza dell’immagine e dei suoi piani, delle sua aperture, della capacità di mostrare altro da quello che è. Il film sarà nei cinema a partire da ottobre 2021.

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