Contro il caro bollette le ‘comunità energetiche rinnovabili’

Grazie alla conversione in legge del Decreto Milleproroghe sono state introdotte anche nel nostro Paese le comunità energetiche rinnovabili previste dalla Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE).

Che cos’è una comunità energetica

Con questo termine si intende un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali o piccole e medie imprese che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.

Le comunità energetiche rappresentano quindi un modello innovativo per la produzione, la distribuzione e il consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili. Questo modello fonda i suoi valori sulla lotta allo spreco energetico e sulla condivisione di un bene fondamentale a un prezzo concorrenziale, grazie all’innovazione che sta rivoluzionando il mercato dell’energia.

Dal momento che, per legge, il loro scopo non può essere il profitto, le forme più comunemente utilizzate per ragioni di praticità e convenienza sono quelle dell’associazione non riconosciuta o della cooperativa.

Impianti individuali nei condomini e non solo

Il passo successivo consiste nell’individuare l’area dove installare l’impianto di produzione, che dev’essere in prossimità dei consumatori. Questo significa, per esempio, che un condominio può installare un impianto fotovoltaico sul tetto e condividere l’energia prodotta tra tutti gli appartamenti che hanno scelto di far parte della comunità. Allo stesso modo si possono costituire comunità di quartiere, comunità agricole, comunità di borgo e così via.

Al momento sono cento le comunità energetiche mappate negli ultimi tre anni da Legambiente. Sempre secondo i dati forniti dall’associazione, fino a maggio 2022 si contano appena 35 realtà effettivamente operative, 41 in progetto e 24 ancora ai primi passi verso la costituzione.

(Foto di Pixabay)

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