Covid-19, clamorosa scoperta: in Italia circolava già nel settembre del 2019

Proprio così. Il Coronavirus era stato identificato in Italia già dalla fine dell’estate scorsa ed è stato rinvenuto circolante nel nostro paese  ai primi del mese di settembre 2019. Lo afferma uno studio pubblicato sul Tumori Journal, che fa riferimento ad analisi compiute in diverse regioni italiane. La notizia riguarda gli anticorpi specifici che sono stati trovati in 111 soggetti su un campione di 959 soggetti a partire da settembre 2019 (il 14% del totale), con un cluster di casi positivi (oltre il 30%) nella seconda settimana di febbraio. Il numero più elevato (53,2%) è stato individuato in Lombardia. I ricercatori hanno tracciato così la comparsa, la frequenza e le variazioni temporali e geografiche dell’infezione da SarsCov2 nelle varie regioni italiane.

Questo studio mostra un’insospettata circolazione molto precoce di SARS-CoV-2 tra individui asintomatici in Italia diversi mesi prima dell’identificazione del primo paziente e chiarisce l’insorgenza e la diffusione della pandemia e gli effetti gravemente letali che si sono avuti dopo alcuni mesi in cui alcuni sapevano e non hanno detto nulla e altri, che avrebbero dovuto prendere provvedimenti con i quali forse avremmo risparmiato il sacrificio di molte vite umane, non hanno fatto nulla: hanno atteso o volendo essere benevoli hanno sperato,  che l’epidemia passasse e si risolvesse autonomamente, come capita con le normali influenze stagionali. Ma come sappiamo non è andata così, anzi.

Primo firmatario della ricerca ‘Unexpected detection of SARS-CoV-2 antibodies in the prepandemic period in Italy’ è  stato il professore Giovanni Apolone, Direttore Scientifico dell’Istituto dei Tumori di Milano. Gli altri autori e firmatari dello studio sono stati Emanuele Montomoli della Facoltà di Medicina dell’Università di Siena, Alessandro Manenti, Mattia Boeri, Federica Sabia, Inesa Hyseni, Livia Mazzini, Donata Martinuzzi, Laura Cantone, Gianluca Milanese, Stefano Sestini, Paola Suatoni, Alfonso Marchianò, Valentina Bollati, Gabriella Sozzi, Ugo Pastorino.

Il virus SarsCov2 non solo ha iniziato a diffondersi in Italia già dall’estate 2019, ma anche su buona parte del territorio nazionale: a settembre era presente nei campioni di pazienti residenti in 5 regioni e, nell’analisi compressiva dei campioni da settembre a marzo, è risultato almeno un caso di paziente positivo proveniente da 13 regioni.

In particolare, secondo i dati pubblicati nello studio, i primi campioni positivi registrati a settembre appartengono a persone che vivevano in Veneto (3), Emilia Romagna (1), Liguria (1), Lombardia (2) e Lazio (1).

“I test sierologici ci hanno mostrato la presenza di un caso positivo in 13 regioni – spiega Apolone all’Ansa – Ma le analisi condotte dai colleghi dell’università di Siena, che hanno lavorato con noi, hanno identificato la presenza di anticorpi neutralizzanti in vivo, cioè ancora capaci di uccidere il virus, in 6 persone su 111, di cui 4 già a ottobre. In Liguria il primo caso conclamato risale al 25 febbraio. Si trattava di una 72enne di Castiglione d’Adda, arrivata ad Alassio con una comitiva di turisti all’Hotel Bel Sit e ricoverata dopo aver accusato i sintomi all’ospedale San Martino di Genova. Uno ulteriore studio aveva poi accertato che il virus era già presente nella  nostra regione almeno da dicembre, sulla base delle analisi sierologiche sui campioni di sangue forniti dai donatori. Ora questa scoperta sposta la data ancora più indietro sul calendario.

Ma allora, se ciò che si apprende dopo uno studio scientificamente accurato e condotto con il più assoluto rigore e passione, viene reso vano e resta inascoltato, a chi deve credere e di chi si deve fidare  “l’uomo della strada”, il cittadino inconsapevole della tragedia e del dramma che sta per presentarsi ai suoi occhi e che a molti ha tolto il bene più prezioso?

 

 

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