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Da agosto la MIFID 2 veste gli abiti della sostenibilità

Dalla prossima settimana il mondo della Mifid 2, la Direttiva Europea sugli strumenti dei mercati finanziari entrata in vigore a inizio 2018 e destinata a migliorare la stabilità del sistema finanziario e la tutela degli investitori aumentandone il grado complessivo di efficienza e trasparenza, registrerà delle importanti novità.

Infatti, da inizio agosto, è previsto l’aggiornamento dei profili della clientela, introducendo nei relativi questionari le domande sulla preferenza per gli strumenti finanziari orientati alla sostenibilità.

Per inciso, va ricordato che, secondo il recente Rapporto biennale curato da Global Sustainable Investment Alliance gli investimenti sostenibili, a inizio 2020, hanno raggiunto i 35mila miliardi di dollari statunitensi, con una crescita del 15% nel biennio 2018-’20. Sempre su scala mondiale è stato il Canada a segnalarsi per il maggior incremento in termini assoluti (+48%), mentre spetta agli Stati Uniti, con i suoi 17mila miliardi, la palma di nazione con il più elevato valore di investimenti del tipo ESG.

In Italia, dopo una serie di tavoli tecnici tra Authorities e associazioni di intermediari, si è optato per un approccio graduale a questo tipo di modifiche, prevedendosi sostanzialmente, da subito, un aggiornamento dei questionari, solo per quelli in scadenza. In realtà, peraltro, secondo dati resi noti dall’Osservatorio ANASF Real Trend, quasi i due terzi dei consulenti ha dichiarato che le proprie reti hanno già provveduto ad integrare nei questionari un insieme di domande legate a vagliare i gusti e gli orientamenti della clientela in tema di sostenibilità, senza tenere conto della scadenza.

Al di là dell’immediatezza di esecuzione di questi aspetti operativi, l’aggiornamento della MIFID 2 può essere considerata come un’occasione utile per riproporre all’attenzione il tema del questionario proposto alla clientela per valutarne gli orientamenti e le attitudini di investimento. Un tema, che, in passato, ha sollevato non poche perplessità, da un lato venendo considerato da buona parte della clientela una pura formalità, se non, addirittura, una perdita di tempo; dall’altro, venendo vissuto dagli operatori finanziari come un’autentica fonte di complicazioni burocratiche, in contraddizione agli obiettivi di semplificazione e trasparenza che dovrebbero governare le transazioni finanziarie. L’auspicio è che la “svolta verde” legata alla sostenibilità si riveli una tappa importante per puntare decisamente verso questi due importanti obiettivi e non, purtroppo, l’ennesimo capitolo di un fastidioso e controproducente appesantimento burocratico.

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