Se qualcuno, nonostante i ripetuti allarmi, nutriva ancora qualche dubbio/illusione circa la capacità della criminalità economica organizzata di utilizzare le opportunità create dai devastanti effetti socio – economici della pandemia da Covid’19, ll recente Rapporto Annuale dell’UIF, Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia, li ha inesorabilmente spazzati via.
Non può, infatti, essere passato sotto silenzio nell’ambito di un numero ancora una volta crescente di Segnalazioni di Operazioni Sospette – SOS (oltre 113mila, 7400 in più dell’anno precedente) che, comunque, rivela una maggiore sensibilità degli operatori tenuti per legge alla segnalazione, il fatto che questa importante Istituzione di Intelligence Finanziaria, creata presso la Banca d’Italia nel novembre del 2007, abbia individuato lo sorso anno un numero ragguardevole di possibili operazioni sospette riconducibili agli effetti pandemici.
Sono, in realtà, poco meno di 2.300, per un valore complessivo di 8,3 miliardi di euro, le segnalazioni relative alla compravendita di materiale sanitario e di DPI – Dispositivi di Protezione Individuale, che hanno caratterizzato nel 2020 una prima fase della Pandemia. Successivamente le segnalazioni si sono, invece, concentrate sull’erogazione e sull’utilizzo incongruo di finanziamenti garantiti o di contributi a fondo perduto.
Dai numerosi dati forniti nel Rapporto Annuale e successivamente ripresi e commentati nella Relazione del Direttore dell’UIF, Claudio Clemente, oltre alla tendenza ormai consolidata alla crescita delle SOS – anche nei primi 5 messi di quest’anno si registra un aumento del 30% rispetto al corrispondente periodo del 2020 – emerge che le segnalazioni potenzialmente riconducibili alla criminalità economica organizzata sono cresciute in modo significativo nel 2020, portandosi al 18% del totale.
Un altro elemento, che fa riflettere e desta un più che giustificato allarme circa la pervasività e anche la flessibilità della criminalità nell’ utilizzare prontamente le opportunità create dai nuovi scenari, riguarda la sua presenza significativa nel trading on line, nell’ e – commerce e nell’offerta di criptovalute. Si tratta di tre ambiti, che per ragioni strutturali diverse, durante il prolungato periodo di lockdown dello scorso anno, ma anche successivamente, hanno registrato dei picchi di operatività particolarmente elevati e per i quali si richiede con urgenza una regolamentazione più adeguata.
Solo per completezza di informazione va, infine, ricordato che l’analisi dell’UIF in questa congerie di dati allarmanti registra una diminuzione delle SOS legate al finanziamento del terrorismo (-33,4% rispetto al 2019). Ma su questo dato, apparentemente consolante, incombe l’interrogativo non rassicurante che il terrorismo si avvalga di altri canali, in particolare quello delle criptovalute, per fronteggiare le proprie necessità di finanziamento.