Dante ipercontemporaneo alla Fondazione Alda Fendi con l’Accademia della Crusca

Un Inferno radioattivo e un Paradiso abbagliante. Due opposte e monumentali visioni in cui dialogano decine di figure, miniature quattrocentesche, temi ecologici, musica elettronica e sfumature lessicali con un percorso attraverso parole sconosciute o che crediamo di conoscere alla scoperta della bellezza della lingua che parliamo. Ecco un Dante inedito che viene raccontato dalla Rhinoceros gallery e dalla Fondazione Alda Fendi – Esperimenti (che quest’anno festeggia i vent’anni di attività), facendo ripartire la loro proposta culturale con un progetto espositivo ambizioso, coinvolgente e immersivo, che mette insieme dal 16 aprile al 15 luglio 2021 fotografie e installazioni multimediali nel cuore di Roma, al Velabro, nel segno di Dante Alighieri. Il tutto all’interno del Palazzo Rhinoceros, progettato per Alda Fendi da Jean Nouvel, in una partitura espositiva complessa e avvincente che vede confluire insieme percorsi di ricerca differenti.

In occasione delle celebrazioni dantesche indette a settecento anni dalla morte del Sommo Poeta, gli spazi di Rhinoceros Gallery e della Fondazione Alda Fendi si aprono per ospitare un’originale rivisitazione della Divina Commedia che nasce dall’intreccio del progetto fotografico “EverAfter” di Claudia Rogge e Dante. “In a private dream of Raffaele Curi” e della presentazione dell’iniziativa “La parola di Dante fresca di giornata” dell’Accademia della Crusca.

Cardine del progetto su Dante Alighieri è la mostra “EverAfter” di fotografie di grandi dimensioni dell’artista tedesca Claudia Rogge, che Rhinoceros presenta al pubblico per la prima volta a Roma negli spazi commerciali della sua galleria. Nata a Düsseldorf in Germania nel 1968, Claudia Rogge realizza nel 2011 la serie di lavori che dà il titolo alla mostra ispirandosi proprio alla Divina Commedia e rappresentando i tre regni dell’oltretomba dantesco, Inferno, Purgatorio e Paradiso, in un’accezione personale e contemporanea.

I visitatori vengono posti di fronte a immagini visionarie che sembrano ispirate alla pittura antica. Sono scene complesse e di grande impatto visivo, animate da decine di figure affastellate le une sulle altre. Corpi nudi che si contorcono o si elevano a seconda della cantica immaginata dall’artista, con una tecnica di impianto fortemente teatrale.

In a private dream of Raffaele Curi” è il nome dell’intervento immaginato dal direttore artistico della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti, che mescola suggestioni polisensoriali e propone nelle sale espositive una rilettura inedita e originale della selva dei suicidi descritta da Alighieri nel Canto XIII dell’Inferno.

Così i visitatori entrano nelle foreste pietrificate dei disastri nucleari del Ventesimo secolo. È un’opera rock su un Dante radioattivo quella immaginata da Raffaele Curi, che impernia la sua riflessione sulle tematiche ambientali ed ecologiche sempre più care alle nuove generazioni, attente a un uso responsabile e sostenibile delle risorse naturali e a contenere i danni provocati dall’uomo sulla vita del pianeta. Così, dopo aver visto la mostra di Claudia Rogge, si passa all’interno di una stanza buia in cui si snoda un percorso obbligato, non lineare, che i visitatori sono invitati a compiere lasciandosi avvolgere da una grande installazione multimediale. Lo spazio di questo incubo dantesco è scandito dalla presenza dei monitor che scendono dal soffitto ad altezze diverse, diffondendo una luce fioca e spettrale su quella che appare come una foresta elettronica in cui perdersi. I monitor sono sintonizzati sulle quattro città radioattive di Chernobyl, Hiroshima, Sellafield e Harrisburg.

In netto contrasto con la gravità di toni dell’Inferno, al livello superiore dello spazio espositivo l’atmosfera si fa più lieve e rarefatta, nell’esperienza di un’intima visione del Paradiso che rende omaggio ad Alighieri attraverso l’opera del pittore toscano Giovanni di Paolo di Grazia, nato nel 1398 e morto nel 1482.

L’installazione multimediale, fruibile per uno spettatore alla volta, costruisce un vero e proprio spazio celestiale. All’interno di esso, la riproduzione di una celebre miniatura del maestro senese che illustra le tappe finali del viaggio di Dante in compagnia di Beatrice, tratta dal Manoscritto Yates Thompson 36 conservato presso la British Library di Londra, campeggia su monitor e lightbox in un trionfo di luce. L’intero ambiente è rischiarato da una forte illuminazione dorata che avvolge, abbraccia e quasi abbaglia i visitatori, accompagnandoli con le esili e lievi sonorità dei Denmark+Winter.

L’Accademia della Crusca, in un originale cortocircuito tra social network e schermi della mostra, propone all’interno di Rhinoceros Gallery la sua iniziativa “La parola di Dante fresca di giornata“, ovvero un florilegio di espressioni comuni e di neologismi, latinismi, onomatopee dantesche, un patrimonio lessicale che dimostra l’infinita ricchezza e vitalità dell’italiano attraverso i secoli. Una parola al giorno, accompagnata da un breve commento e dalla citazione dantesca da cui è tratta, esce dai libri e viene proposta dall’Accademia della Crusca sul suo profilo Instagram.

La galleria si apre al pubblico su prenotazione. L’ingresso è gratuito.

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