Disney+ vieta alcuni sui celebri classici ai minori di 7 anni

La piattaforma Disney+ ha vietato ai minori di sette anni alcuni dei sui film. La causa è da imputare a dei messaggi di stampo razziale presenti nelle pellicole. I film ballati sono: Dumbo, Gli Aristogatti,  Il Libro della Giungla, Lilli e il Vagabondo e Peter Pan.  

Anche se i film sono proibiti ai minori di sette anni, sono accessibili agli adulti, tuttavia ci sarà l’avvertenza che i contenuti possono essere offensivi per alcune culture.

La Disney ha dichiarato: “Invece di rimuovere questo contenuto, vogliamo ammetterne l’impatto dannoso, trarne insegnamento e stimolare il dialogo per creare insieme un futuro più inclusivo”.

Ma perché proprio questi film d’animazione, sono considerati razzisti?

I film Disney nel mirino

Iniziamo con Dumbo, pellicola del 1941. Il cartone animato, nella versione italiana, i corvi sono stati doppiato dal Quartetto Cetra. Questi personaggi, da quanto si può leggere nel sito, Stories Matter, “Rendono omaggio agli spettacoli di menestrelli razzisti. Dove artisti bianchi con facce annerite e abiti laceri imitavano e ridicolizzavano gli africani schiavi nelle piantagioni meridionali. Il leader del gruppo è Jim Crow, che condivide il nome con le leggi che imponevano la segregazione razziale negli Stati Uniti meridionali“.

Per quanto riguarda Gli Aristogatti, del 1970, il colpevole è il gatto siamese che siano nella band jazz, Shun Gon: “Il gatto è raffigurato come una caricatura razzista dei popoli dell’Asia orientale con tratti stereotipati esagerati come occhi obliqui e denti da coniglio. Canta in un inglese poco accentato, doppiato da un attore bianco e suona il piano con le bacchette. Questa rappresentazione rafforza lo stereotipo dello straniero perenne”. Ma invece sul Billy Boss, il gatto russo, nulla da dire?

Per la stessa ragione, anche Lilli e il Vagabondo, del 1955, è stato bollato. I due gatti siamesi, Si e Am, sono stati raffigurati secondo uno stereotipo anti-asiatico.  

Peter Pan, del 1953, è finito nella lista nera perché: “Il film ritrae i nativi in un modo stereotipato. Senza riflettere né la diversità dei popoli nativi né le loro autentiche tradizioni culturali. Parlano in una lingua incomprensibile e vengono ripetutamente definiti come pellerossa, un termine offensivo”. Sul sito si legge anche: “Peter e i ragazzi perduti ballano indossando copricapi e altri elementi esagerati, una forma di derisione e appropriazione della cultura e delle immagini dei nativi”.

E infine passiamo al Il Libro della Giungla, del 1967, accusato di razzismo a causa di Re Luigi. Nel film l’orango viene rappresentato con scarse capacità linguistiche, canta in uno stile jazz Dixieland ed estremamente pigro. Il personaggio è stato criticato per essere una caricatura razzista degli afroamericani.

 

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