Draghi all’Assemblea Generale ONU: Ucraina, clima, migranti

Mario Draghi è intervenuto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel suggestivo Palazzo di Vetro di New York. Il cuore del discorso, la guerra in Ucraina.

Il Premier ha approfittato del prestigioso palco per tornare a dire che “aiutare l’Ucraina a proteggersi non è stata soltanto la scelta corretta da compiere. È stata l’unica scelta coerente con gli ideali di giustizia e fratellanza che sono alla base della Carta delle Nazioni Unite e delle risoluzioni che questa Assemblea ha adottato dall’inizio del conflitto”. E allo stesso modo ha potuto sottolineare che “l’Italia continuerà a essere protagonista della vita europea, vicina agli alleati della NATO aperta all’ascolto e al dialogo, determinata a contribuire alla pace e alla sicurezza internazionale. Sono gli stessi principi e obiettivi che ispirano le Nazioni Unite, che è necessario e urgente difendere oggi”.

Nel dettaglio, sciorinati i nodi tutti dentro la questione Ucraina. A partire dalla condanna sull’ultima provocazione di Mosca: l’annuncio del referendum per l’annessione dei territori occupati. “Finora – commenta il Premier – la Russia non ha dimostrato di volere la fine del conflitto: i referendum per l’indipendenza nel Donbass sono un’ulteriore violazione del diritto internazionale che condanniamo con fermezza. Draghi cita Michail Gorbačëv e le sue parole sulla cooperazione pronunciate all’UNGA del 1988, auspica “ci possa essere un futuro in cui la Russia torni al rispetto dei principi che scelse di sottoscrivere nel 1945. Un mondo diviso in blocchi, attraversato da rigide demarcazioni ideologiche e contrapposizioni militari non genera sviluppo, non risolve problemi”.

Seguono le conseguenze del conflitto che si riversano su tutta l’Europa e sul mondo: la crisi alimentare, energetica, economica. E a fronte di queste la fermezza che spetta all’UE. “È nostra responsabilità collettiva – – esordisce Draghi nella General Assembly Hall – trovare risposte a questi problemi con urgenza, determinazione, efficacia. Non possiamo dividerci tra Nord e Sud del mondo. Dobbiamo agire insieme e riscoprire il valore del multilateralismo che si celebra in quest’aula”.

Uno dei punti nevralgici dell’intervento: le sanzioni. “Hanno avuto un effetto dirompente sulla macchina bellica russa, sulla sua economia. La Russia fatica a fabbricare da sola gli armamenti di cui ha bisogno, poiché trova difficile acquistare il materiale necessario a produrle”. E da economista qual è, a prova delle sue parole cita i numeri del Fondo Monetario Internazionale, che “prevede che l’economia russa si contragga quest’anno e il prossimo di circa il 10% in totale, a fronte di una crescita intorno al 5% ipotizzata prima della guerra. Con un’economia più debole, sarà più difficile per la Russia reagire alle sconfitte che si accumulano sul campo di battaglia”.

Fa un passaggio sul ruolo dell’UE. “L’unità dell’Unione Europea e dei suoi alleati – sottolinea ancora Draghi – è stata determinante per offrire all’Ucraina il sostegno di cui aveva bisogno, per imporre costi durissimi alla Russia. Mosca ha da subito tentato di dividere i nostri Paesi, a usare il gas come arma di ricatto. Ma – aggiunge – “dobbiamo fare di più. Come l’Italia sostiene da tempo, l’Unione Europea deve imporre un tetto al prezzo delle importazioni di gas, anche per ridurre ulteriormente i finanziamenti che mandiamo alla Russia. L’Europa deve sostenere gli Stati membri mentre questi sostengono Kiev. L’Unione Europea deve anche usare la forza delle sue istituzioni per mettere i suoi vicini al riparo dalle rivendicazioni russe”.

E, infine, l’orizzone della pace. Roma con Kiev “in prima linea per provare a raggiungere un accordo, quando sarà possibile”. E avverte: “l’accesso di una squadra di esperti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica rappresenta un passo avanti. Ora è essenziale arrivare a qualche forma di demilitarizzazione dell’area. Non possiamo rischiare la catastrofe nucleare.

Oltre l’Ucraina, migranti e clima

Due extra. Il primo: “la necessità di riformare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per renderlo più rappresentativo, efficiente, trasparente”, esorta. Si sofferma sull’emergenza migranti, un “fenomeno globale”, che richiede “un approccio responsabile, umano, condiviso”, e offre anche un assist a Roma, ricordando la disponibilità della Caput mundi ad ospitare Expo 2030.

Secondo: il clima. “Dobbiamo continuare a sostenere i Paesi più vulnerabili a difendersi dagli impatti dei cambiamenti climatici e a portare avanti i loro percorsi di transizione – dice -. Penso ad esempio alla tragedia delle inondazioni in Pakistan, dove una parte molto estesa del Paese è sommersa dall’acqua e milioni di persone sono costrette a lasciare le proprie case. La crisi ambientale ci coinvolge tutti, e dobbiamo uscirne tutti insieme”

Sempre con un occhio attendo all’ambiente, in mattinata il premier si è allontanato dal Palazzo di Vetro per raggiungere i giovani arrivati a New York per il ‘Youth4Climate’: “sono pienamente consapevole delle vostre aspettative e della vostra grande fame di cambiamento – ha detto loro -. Entrambi sono estremamente benvenuti: dobbiamo fare di meglio, più velocemente”. Poi si è soffermato con una giovane scolaresca di Treviso, e davanti all’invito di un prof di fare visita al loro liceo, ha risposto con un sorriso e una battuta: “volentieri, ora avrò più tempo libero…“.

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