Unione Bancaria Europea

E’ ancora lungo e problematico il percorso per il terzo pilastro dell’Unione Bancaria Europea

Nei primi giorni di maggio i ministri delle Finanze dei Paesi dell’Unione Europea sono tornati ad affrontare il delicato e spinoso tema dell’assicurazione in solido dei depositi bancari.

Come si ricorderà, quando, in risposta alla crisi economico finanziaria del 2008 e quale ulteriore significativo passo in avanti della visione federalista dell’Unione Europea, agli inizi dello scorso decennio fu varata l’Unione Bancaria Europea, erano tre i pilastri su cui  risultava fondata: la Vigilanza Unica, che cominciò ad essere operativa dal novembre del 2014; il Meccanismo Unico di Risoluzione delle crisi bancarie entrato in vigore all’inizio del 2016 e per il quale è stata avviata la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, finalizzata a fare da paracadute al Fondo Europeo di Risoluzione Bancaria; ed, infine, il sistema di assicurazione in solido dei depositi bancari.

In realtà, il terzo pilastro dell’Unione Bancaria non è, finora, mai decollato per l’opposizione di alcuni Paesi ad accettare il principio di mutualità assicurativa, temendo essi di dover pagare le conseguenze economiche di eventuali difficoltà dei Paesi più esposti sul piano dell’indebitamento sovrano e, quindi, maggiormente a rischio di crisi di liquidità e di solvibilità. Non è un caso che uno degli aspetti legati al tema dell’assicurazione in solido dei depositi bancari è proprio il livello di indebitamento sotto forma di titoli sovrani allocati nei portafogli delle singole banche.

Tornando al tema della realizzazione del terzo pilastro, quel che è emerso da questa prima discussione è la definizione di un percorso di sua concretizzazione a due fasi, la prima di tipo confederale, la seconda di natura decisamente federativa.

Nella prima fase, che dovrebbe concludersi entro il 2025, l’impianto del sistema di assicurazione dei depositi dovrebbe continuare ad essere centrato sui fondi nazionali di assicurazione dei depositi, che potrebbero, però, beneficiare dei prestiti provenienti dal Fondo Europeo di Assicurazione dei depositi bancari.

Nella seconda fase, che dovrebbe aprirsi dopo un triennio, quindi nel 2028, ed essere preceduta da una valutazione di consenso espresso dei Paesi dell’UE, questo stesso Fondo Europeo dovrebbe assumere il ruolo di riassicuratore dei fondi nazionali, avviando, finalmente, a conclusione il percorso per la realizzazione del terzo pilastro dell’Unione Bancaria.

Per favorire il concreto inizio di questo lungo percorso e prima di affrontare il consueto esame del Trilogo dell’Unione Europea si dovrà, pertanto, trovare un accordo sui livelli di indebitamento sovrano (ed anche sulle relative misure di vigilanza e  trasparenza ad essi connessi) ai quali è legato il computo dell’ammontare dei contributi che ogni Paese dovrà versare al Fondo Comune Europeo di Assicurazione dei depositi. Infine, a parte la riforma del Meccanismo Unico di Stabilità, non ancora approvata da alcuni Paesi, tra cui la Germania e l’Italia, sarà  di grande aiuto dare effettivo avvio all’altro percorso, che ha come obiettivo la realizzazione del Mercato Unico Finanziario.

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