“Fermiamo lo Squid Game”, il micidiale gioco online line coreano

E’ stata lanciata  su Change.org e diretta alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza della Fondazione Carolina, Onlus dedicata a Carolina Picchio, la prima vittima acclarata di cyberbullismo in Italia.

Carolina si tolse la vita nel 2013 per l’umiliazione di vedersi in un video mentre, priva di coscienza, dei suoi coetanei giocavano con il suo corpo mimando atti sessuali.

Di fronte allo sgomento di mamme e maestre delle scuole materne non bastano i buoni propositi, ma serve un’azione concreta” dicono dalla Onlus, spiegando che il loro non è “un atto censorio, ma risponde alla necessità di far fronte alla sconfitta dei parental control e alla crisi della genitorialità”.

Un fallimento ma anche un pericolo sociale, messi nudo dai social e soprattutto dalle numerose segnalazioni che gli esperti per la sicurezza digitale delle nuove generazioni hanno raccolto da tutta Italia.

La Fondazione nella sua petizione mostra alcuni esempi di messaggi di allarme e di paura ricevuti da persone comuni: “Mio figlio ha picchiato la sua amichetta mentre giocava a Squid Game“; “A mia figlia hanno rovesciato lo zaino fuori dalla finestra dell’aula perché ha perso a Squid Game, non vuole più uscire di casa“; “I miei figli non sono stati invitati alla festa del loro compagno, perché non vogliono giocare a Squid Game” sono solo alcune delle testimonianze arrivate alla Fondazione.

La serie coreana proposta da Netflix dilaga  nelle scuole di ogni ordine e grado, con i bambini – persino quelli della primaria – che emulano quanto visto online. Al centro della serie, un gioco mortale cui partecipano centinaia di persone con problemi finanziari, che accettano uno strano invito a una competizione fatta di giochi per bambini come ‘1,2,3 stella’, ma dove chi perde muore.

Netflix suggerisce la visione della serie a utenti sopra i 14 anni di età, ma  Squid Game è diventata virale, anche tra i bambini. Pertanto, da oggi è possibile firmare la petizione per bloccare i suoi contenuti socialmente pericolosi.

Sottolinea  Zoppi, referente della fondazione – “sembra la censura vecchio stampo. Qualcuno storcerà il naso, ma oramai sembra l’unico strumento possibile a difesa del principio di incolumità dei minori”.

 

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Redazione

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