Frase blasfema di Gigi Buffon ed è deferito dalla FIGC

Gianluigi Buffon è deferito dalla FIGC dopo una presunta frase blasfema dello stesso portiere in un match contro il Parma del 19 dicembre 2020.

La nota spiega: “Il giocatore è deferito per avere, nel corso della gara Parma-Juventus del 19/12/2020, all’80’ minuto di gioco circa, pronunciato una frase contenente un’espressione blasfema rivolgendosi al compagno di squadra Manolo Portanova”.

La frase detta dall’ex capitano della Nazionale era coperta da un altro commento e non era percepita immediatamente dall’arbitro e i suoi collaboratori. Pertanto, non era scattata la sanzione come invece accaduto qualche giorno prima con Cristante della Roma. Il giocatore è squalificato per una espressione blasfema durante il match contro il Bologna.

La frase blasfema

Il portiere della Juventus paga dunque, con il deferimento alla Giustizia Sportiva, la frase rivolta al giovane compagno di squadra Manolo Portanova nei minuti finali del match del Tardini: “Mi interessa che ti vedo correre e stare lì Por** Dio ****, a soffrire del resto non mi frega un ca***”.

Complici gli spettatori assenti dagli spalti e la frase si è sentita molto bene, ma comunque, non era stata rilevata dai giudici di gara.

Ora, però, il Procuratore Generale vuole riaprire il “caso” dopo 38 giorni. Gigi Buffon sarà processato e citato in giudizio, anche se c’è la possibilità di un patteggiamento. Nella Giustizia sportiva  infatti ci sono due gradi di giudizio: il primo grado della Commissione Disciplinare (per società sportive e tesserati) e il secondo grado (definitivo) della Corte di Giustizia Federale.

Il pensiero di Mario Sconcerti

Il pensiero di Mario Sconcerti su calciomercato.com: “Non difendo Gigi Buffon, trovo sia profondamente ingiusto aprire un provvedimento disciplinare per una frase detta durante una partita giocata trentotto giorni prima.  Il testo della comunicazione dice che la frase è presumibilmente pronunciata da Buffon e che il fatto cosi detto blasfemo non è ascoltato sul campo, ma evidenziato dalla stampa”.

“Diamo per certo che sia stato Gigi a dirla, riconosco il suo taglio nella frase incriminata, ma i peccati di una partita devono finire con la partita. Il calcio non è un divenire, non è la vita dove un reato resta reato sempre. Il calcio è una somma di fatti compiuti, altrimenti non c’è più gioco, non c’è più risultato.  Chiudere una partita è l’unico modo per iniziarne un’altra. Se la stampa, un social, dimostrasse un mese dopo che in una partita è stato dato un rigore che non c’era,  un gol o un fuorigioco inesistenti, che facciamo, rigiochiamo la partita? Una giustizia vera non può essere universale”, ha concluso Sconcerti.

 

Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it