Secondo la Faib, i gestori sono la “parte lesa” negli aumenti dei carburanti, visto che i dati del Ministero dell’Ambiente confermano rincari in linea con il ripristino delle accise, nella prima settimana dell’anno. In una nota della Federazione dei benzinai si legge: “Invece di alimentare polemiche, il Governo convochi il ‘tavolo di crisi’ per soluzioni strutturali”.
Il Presidente di Faib, Giuseppe Sperduto, afferma: “Quando c’è un problema lo si affronta con i protagonisti del settore e non con le polemiche e le accuse generiche che servono solo ad alzare polveroni per coprire responsabilità e finalità politiche diverse” .
Il Ministero dell’Ambiente ha rilevato che nella prima settimana di gennaio un aumento dei prezzi sostanzialmente in linea con il rialzo dovuto alla mancata proroga del taglio delle accise. Stando a quanto pubblicato sulla pagina web del Mase dedicata all’andamento dei prezzi settimanali, tra il primo e l’8 gennaio la benzina in modalità self è salita da 1,644 euro a 1,812 euro al litro con un aumento di 16,8 centesimi. Il gasolio è passato da 1,708 a 1,868 euro, con un rialzo dei 16 cents.
Il Presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo sostiene: “I carburanti hanno sull’inflazione un effetto “diretto” e uno “indiretto”, dovuto ai trasporti e all’intermediazione. Questo può rappresentare un grosso problema in prospettiva se le cose dovessero andare nella direzione di una continua crescita”. Blangiardo ha ricordato la stima dell’Istituto sull’inflazione acquisita per il 2023, pari al 5,1% e commenta: “un dato che però ora potrebbe apparire ottimistico, se le cose dovessero ulteriormente peggiorare, il valore potrebbe essere superato al rialzo con effetti soprattutto sulle famiglie meno abbienti”.