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Giornata Mondiale alla lotta dell’AIDS: ancora tanta strada da fare

Nata nel 1987, ma divenuta ufficiale nel 1988, la Giornata Mondiale alla Lotta all’AIDS viene ricordata oggi primo dicembre.

Dal 1981, anno in cui si scoprirono i primi casi, l’AIDS ha ucciso oltre 25 milioni di persone, diventando una delle epidemie più distruttive che la storia ricordi. In questi 35 anni di campagna della Giornata Mondiale alla Lotta dell’AIDS  tanto è stato fatto, ma ancora molto c’è da fare. La ricerca ha fatto passi notevoli, basti pensare all’aspettativa di vita che si è allungata e le attuali strategie terapeutiche permettono di tenere sotto controllo l’infezione.

Una persona con HIV in trattamento corretto e continuo ha una speranza di vita sovrapponibile o quasi a quella di una persona non contagiata. Quello che non si riesce a combattere è il pregiudizio, a garanzia anche di una corretta informazione su malattia e contagio.

Giornata Mondiale: U=U undetectable=untrasmittable

Con tutti gli studi fatti e le terapie scoperte un sieropositivo può fare una vita normalissima e soprattutto non contagiare gli altri. U=U ovvero Undetectable = Untrasmittable, ossia Non rilevabile = Non trasmissibile: se la carica virale non è rilevabile, il rischio di trasmissione sessuale dell’Hiv è nullo. La ricerca scientifica ha infatti dimostrato che una persona con Hiv, che segue regolarmente la terapia e ha una carica virale stabilmente non rilevabile, non trasmette il virus ai partner e alle partner con cui ha rapporti sessuali non protetti dal profilattico.

Come spiegato sul sito della LILA, Lega Italiana alla Lotta all’Aids, “il fattore che più di tutti incide nella trasmissione del virus è la viremia (o carica virale), ossia la quantità di virus presente nei liquidi biologici della persona con Hiv: più è alta, maggiore è il rischio.

Generalmente la viremia è molto alta nelle persone che hanno contratto il virus nelle ultime settimane: in questa fase (infezione acuta) il sistema immunitario non ha ancora formato gli anticorpi per contrastare l’azione del virus e l’Hiv ha modo di replicarsi molto rapidamente, raggiungendo fino a milioni di copie. Si stima che la maggior parte delle infezioni sia trasmessa proprio in questo periodo, spesso da persone che non sanno di avere l’Hiv perché non hanno ancora fatto il test (in Italia sono tantissime le diagnosi tardive, oltre il 50% delle diagnosi annue) e che non adottano alcuna precauzione.

Dopo questa prima fase (circa 2-8 settimane), la risposta immunitaria porta a una rapida e netta riduzione della carica virale, ma il virus continua a replicarsi e può essere trasmesso ad altre persone. Se l’infezione non viene trattata con i farmaci, il sistema immunitario continua la sua battaglia contro il virus fino a che, dopo un periodo che può durare anche diversi anni, le difese si indeboliscono progressivamente, l’Hiv riprende a replicarsi più velocemente e l’organismo non è più in grado di rispondere adeguatamente a malattie e infezioni che normalmente sarebbero innocue.

L’assunzione della terapia antiretrovirale, iniziata anche in fase avanzata di infezione, non solo riesce a bloccarne e controllarne la progressione, ma ha anche un ruolo fondamentale nel prevenirne la diffusione. I farmaci utilizzati contrastano infatti la replicazione del virus e riducono in modo significativo la carica virale, riducendo di conseguenza il rischio di complicazioni cliniche, ma anche la possibilità di trasmettere il virus. Le evidenze scientifiche dimostrano che una persona con Hiv, che segue regolarmente la terapia e ha carica virale non rilevabile, non trasmette il virus ai partner e alle partner sessuali.

Non mancano ancora gli stigmi che i sieropositivi devo portare a causa dell’ignoranza e della scarsa informazione. Fattore che ancora andrebbe migliorato sono gli accessi e soprattutto il rispetto della privacy per coloro che fanno i test e che risultano positivi. In alcuni laboratori analisi viene richiesta la ricetta del medico per poter fare il test violando così l’anonimato. In alcuni di questi, se non si ha la ricetta viene chiesta una cifra “simbolica” per il test. Parliamo di costi che vanno dai 15 ai 40 euro in base alle città. Soldi che non vengono dichiarati dalle strutture visto che i test per l’HIV risutano gratuiti.

Ancora oggi molti vivono nello spauracchio dell’Aids a causa dello storico spot italiano della fine degli anni 80 e primi 90.

 

Combattiamo l’AIDS. Per farlo aiutiamo la ricerca con donazioni mirate alla ricerca o con il nostro 5×1000 alle associzioni che si occupano di ricerca ma anche di supporto emotivo, psicologico e reale alle persone che ne hanno bisogno. 

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