Giornata mondiale della salute mentale. Papa Francesco: “non discriminare”

Bisogna ricordarsi sempre che non c’è salute mentale senza salute sociale, soprattutto in un mondo in cui  l’accesso alle cure e ai trattamenti non sono uguali per tutti. Per le persone che vivono con disturbi mentali, infatti, la condizione di “diseguaglianza” è un fenomeno radicato nonostante le politiche di integrazione sociale.

Per la maggior parte delle persone chi ha problemi mentali è ancora considerato un “matto”. Nel 2021 andare da uno psicologo o fa uno psichiatra è ancora considerata una vergogna. La discriminazione del malato mentale è data spesso da pregiudizi e stereotipi che rimandano all’idea di “pericolosità”, “aggressività”, “violenza”, “inguaribilità”  del soggetto.

Per i professionisti della salute, il “prendersi cura” di una persona malata non può prescindere da una visione unitaria dell’individuo, non può essere rivolto meramente all’aspetto curativo/psicofisico perché è anche un fatto sociale che può giungere a compimento se vengono considerate le problematiche sociali connesse con il processo salute/malattia.

Il numero dei disturbi mentali è peraltro aumentato durante il periodo della pandemia, che è comunque da considerare il fattore precipitante di una crisi a più dimensioni che ha radici nell’inadeguatezza delle politiche sociali, sanitarie ed economiche. La pandemia ha sicuramente acuito un fenomeno preesistente.

Un argomento, quello della salute mentale, che ha affrontato anche Papa Francesco all’Angelus. Il Pontefice ha dichiarato: “Vorrei portare un saluto ai fratelli e alle sorelle affetti da disturbi mentali e anche alle vittime, spesso giovani, di suicidi. Prego per loro e loro famiglie affinché non vengano lasciati soli e discriminati, ma accolti e sostenuti”.

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