I quattro membri dei servizi segreti egiziani sono stati rinviati a giudizio, tutti quanti sono stati accusati di rapimento, tortura e omicidio di Giulio Regeni. Il ricercatore di 28 anni, è stato sequestrato il 25 gennaio del 2016 al Cario, per poi essere trovato privo di vita, dopo nove giorni di tortura, il 3 febbraio. La sua salma è stata ritrovata lungo la strada che collega la capitale ad Alessandria d’Egitto.
La decisione è stata presa dal Gup Pierluigi Balestrieri che, accogliendo le richieste della procura, ha rinviato a giudizio il Generale Sabir Tariq, i Colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e il Maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. La richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei quattro 007 era stata firmata dal Procuratore di Roma, Michele Prestipino, e dal Pm, Sergio Colaiocco.
Il processo, fissato per il prossimo 14 ottobre, sarà celebrato davanti alla Corte d’Assise di Roma. La decisione del Gup arriva dopo il respingimento dell’eccezione presentata dalle difese, sull’irreperibilità e la mancata notifica agli imputati. Dei quali le autorità egiziane non hanno mai fornito gli indirizzi utili a dare notizia degli atti del processo.
In una memoria depositata oggi il Pm scrive che tutti gli imputati “hanno avuto certamente notizia dell’esistenza del procedimento penale italiano. Essendo stati tutti e più di una volta, ascoltati dalla magistratura egiziana a seguito di richiesta rogatoriale di questo ufficio”.
All’udienza hanno assistito anche i genitori di Giulio, i signori Paola Deffendi e Claudio Regeni.