Il “Piano estate” è una vera e prorpia novità per il “sistema scuola” italiano.Varato ieri dal Ministero dell’Istruzione, forte di uno stanziamento di risorse pari a 510 milioni di euro, prevede un insieme di attività che si concentreranno soprattutto nei mesi di luglio e agosto.
Visite nei musei, attività teatrali e ricreative, laboratori di coding e robotica, ma anche pratica di attività artistiche, musica e sport secondo due modelli di riferimento: i Centri estivi per gli alunni delle materne, scuole elementari e medie e quello delle Summer school o dei Campus per gli allievi delle classi Superiori.
I docenti saranno interpellati dai Dirigenti Scolastici sulla disponibilità ad aderire volontariamente all’iniziativa, ben consapevoli che il comparto della scuola, a causa delle misure di contrasto della pandemia, è stato sottoposto ad uno lungo periodo di stress emotivo e professionale alla pari degli studenti.
Il personale docente e non docente, da Nord a Sud del Paese, si è dovuto confrontare e organizzare con modalità didattiche, lavorative e relazionali che non hanno precedenti nella storia della scuola. Il nuovo “Piano estate“, pertanto, costituisce un inevitabile aggravio del lavoro già svolto, a cui il personale della scuola è chiamato ad aderire per puro spirito di servizio, senza alcuna gratifica economica, ma nella consapevolezza, come ha ribadito il Ministro, della necessità di restituire agli allievi, di ogni ordine e grado, parte degli apprendimenti e delle socialità necessariamente perdute.
Nella video-intervista che segue, abbiamo scelto a campione una grande scuola di una piccola regione come l’Umbria, per chiedere al Dirigente scolastico, professoressa Antonella Meatta, come potrà essere accolto e organizzato l’innovativo e inatteso progetto del Ministro Bianchi, e per capire se, realmente, la didattica a distanza sia stata un male di cui doversi liberare prima possibile.
Alla Dirigente abbiamo chiesto come l’Istituto si sia difeso dal virus, come abbia vissuto questo lungo periodo di emergenza sanitaria e se il criterio di priorità nelle vaccinazioni, disposto dal Governo, sia stato la giusta strada da seguire per ridurre al minimo gli effetti devastanti della pandemia sulle categorie piu’ fragili ed esposte.