In Israele “massima allerta per potenziale guerra totale”

Israele si prepara all’annunciata rappresaglia da parte di Iran e Hezbollah nei prossimi giorni e valuta che gli attacchi potrebbero arrivare da “diversi fronti”. Lo ha riferito l’emittente Canale 12, secondo cui l’apparato di sicurezza israeliano è in “massima allerta”, mentre i Paesi membri di una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti volta a sventare tali attacchi sono pronti a intercettarli.

Sempre stando all’emittente, la leadership israeliana ha tenuto discussioni su come Israele risponderà a tali attacchi, anche per quanto riguarda la capacità di affrontare “un’entrata in guerra totale in questo contesto”.

La tv nota quindi che l’edizione di ieri del quotidiano iraniano ultraconservatore Kayhan nel suo editoriale ha avvertito che, a differenza dell’attacco di aprile quasi completamente sventato, il raid stavolta prenderebbe di mira città come Tel Aviv e Haifa, centri strategici e le case dei funzionari israeliani.

Non ha intanto portato a una svolta il nuovo round di colloqui sul dossier ostaggi che si è tenuto ieri al Cairo e al quale hanno partecipato i capi del Mossad e dello Shin Bet, David Barnea e Ronen Bar. A dirlo sul social X il giornalista di Axios Barak Ravid, citando due funzionari israeliani che hanno sostenuto che i negoziati sono in una fase di stallo e che un possibile accordo è lontano.

Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ed il capo delle Idf, Herzi Halevi, sosterrebbero intanto che il primo ministro Benjamin Netanyahu, alzando continuamente la posta, stia consapevolmente cercando di impedire un accordo sugli ostaggi ed il cessate a fuoco a Gaza. E’ questa la ricostruzione che la stampa israeliana fa di una riunione infuocata andata in scena venerdì sera, alla vigilia della una nuova missione al Cairo.

Secondo quanto riferito dal Times of Israel, Gallant e Halevi hanno esortato Netanyahu a chiudere un accordo con Hamas, ma hanno lasciato l’incontro concludendo che al momento il primo ministro non è interessato a un’intesa. Stando all’emittente Canale 12, Halevi – durante l’accesa discussione – ha detto che “le condizioni per l’accordo ci sono. Penso che sia corretto impegnarsi in trattative e ottenere il miglior risultato possibile. Continueremo a fare pressione su Hamas fino ad allora, e una volta raggiunto un accordo potremo rivolgere la nostra attenzione al nord”.

Gallant, rivolgendosi a Netanyahu, gli ha fatto presente che “non ci sarà un accordo con le (quattro nuove, ndr) condizioni che hai inserito (nella proposta, ndr), e lo sai”. Altri media parlano di negoziatori che “stanno per esplodere” a causa dell’attrito tra il primo ministro e i capi della sicurezza.

Hamas ha intanto annunciato di aver iniziato le consultazioni per scegliere il successore del suo capo politico, Ismail Hanieyh, morto a Teheran nel raid attribuito a Israele. In una nota il gruppo palestinese ha dichiarato di aver iniziato “un ampio processo di consultazioni” per selezionare un nuovo leader. Tra i probabili successori di Haniyeh figurano l’ex leader politico di Hamas, Khaled Meshaal, che ha guidato il gruppo dal 1996 al 6 maggio 2017, e Yahya Sinwar, dal 2017 leader di Hamas nella Striscia di Gaza e considerato la mente dell’attacco a Israele del 7 ottobre.

(foto di Pixabay)

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