Iraq: al voto per le elezioni legislative. 25 milioni di elettori per il rinnovo del Parlamento

In questo periodo di grandi elezioni, anche l’Iraq e quindi gli iracheni, sono chiamati ad eleggere il loro nuovo Parlamento con un anno di anticipo. 

La convocazione delle elezioni con un anno di anticipo è una concessione alle proteste del 2019, guidate dai giovani, durante le quali centinaia di manifestanti morirono. Nei mesi successivi decine di attivisti antigovernativi sarebbero stati uccisi, rapiti o vittime di intimidazioni, violenze spesso attribuite alle influenti fazioni filo iraniane. 

Il voto, già rimandato una volta, giunge in un momento particolarmente critico per l’Iraq. Sull’esito delle operazioni e sul futuro del Paese incombono la presenza, non del tutto eliminata, dello Stato islamico, il ruolo ancora ingombrante dell’Iran sulla scena nazionale e ultimo ma non per importanza il previsto ritiro entro fine anno delle truppe statunitensi. Per non dimenticare poi le ricorrenti violenze di stampo politico e la vasta corruzione diffusa tra gli apparati amministrativi; ma anche le annose tensioni tra il governo federale e la regione autonoma del Kurdistan.

Per eleggere i 329 membri del Parlamento iracheno è stato istituito un nuovo sistema di collegi uninominali che, sulla carta, dovrebbe favorire i candidati indipendenti in un Paese dove la rappresentanza politica segue spesso le linee di appartenenza religiose, etniche e settarie. Gli analisti ritengono quindi che i partiti tradizionali dovrebbero riuscire a mantenere la presa su un Paese nel quale un terzo della popolazione vive in povertà.

Quel che è certo è che il nuovo primo Ministro dovrà guadagnare il tacito appoggio di Stati Uniti e Iran,due arcinemici che condividono una stretta alleanza con l’Iraq. Una complessa partita politica che non è improbabile si concluda con un nuovo mandato per Kadhimi attuale Primo Ministro nominato il 7 maggio 2020.

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