Italiano detenuto in Papa Nuova Guinea, si teme per la sua salute

La diagnosi di tumore al colon aggrava la situazione di Carlo D’Attanasio, il velista di 54 anni detenuto ormai da 30 mesi nel carcere di Papua Nuova Guinea, in Oceania. Su lui l’accusa di aver fatto parte di una banda di trafficanti che avrebbe importato 611 kg di cocaina. Un caso controverso quello dell’ex imprenditore pescarese, sempre dichiaratosi innocente e estraneo alle accuse.

Il grido dall’allarme dell’ex compagna: bisogna intervenire subito

In ritardo la diagnosi. “La colonscopia – spiega all’Adnkronos l’ex compagna dell’uomo, madre del piccolo Enea, 6 anni, avuto da una relazione con l’imprenditore – doveva essere eseguita un anno e mezzo fa, ma Carlo è stato sottoposto all’esame soltanto nei giorni scorsi. L’esito purtroppo è terribile”. E ancora:Temo per la vita del padre di mio figlio, spero venga riportato in Italia il prima possibile perché altrimenti questa storia rischia di finire malissimo. Il medico gli ha detto espressamente che se non viene operato da qui a breve ha i giorni contati. Non c’è altro tempo da perdere”.

La vicenda di D’Attanasio inizia nell’estate del 2019 quando parte per compiere il giro del mondo in barca a vela in solitaria. Nel marzo 2020 approda in Papua Nuova Guinea. Decide di fermarsi per una sosta poi di 5 mesi, quando, iIn procinto di ripartire per portare a termine la sua impresa, un piccolo aeroplano si schianta sull’isola subito dopo il decollo. All’interno del velivolo la Polizia rinviene 611 kg di cocaina, probabilmente destinati all’Australia.

Dopo una manciata di giorni vengono fermati tre papua guinesi e D’Attanasio. L’imprenditore è indicato come l’uomo che aveva portato sull’isola il carico di droga 5 mesi prima. Il capo d’accusa per lui è di traffico internazionale di stupefacenti. Dopo alcuni mesi, però, le accuse cominciano a vacillare, la stessa stampa locale inizia a dubitare della colpevolezza dell’italiano. Eppure la situazione rimane in stand-by. Il processo viene sottoposto a continui rinvi.

Dopo alcuni mesi di detenzione malori continui

Lo stato di salute di D’Attanasia conduce alla richiesta di esami diagnostici, con tutti i ritardi del caso. A inizio marzo, dopo un anno e mezzo di attesa, la colonscopia conferma sospetti: l’uomo non sta bene, ha un tumore di 10 centimetri che va asportato immediatamente. “Deve tornare in Italia ed essere curato, senza altro tempo da perdere – dice Juanita, anche lei pescarese, con la voce incrinata dalla disperazione – ogni giorno che passa la speranza che mio figlio possa riabbracciare suo padre si fa più flebile. È una lenta agonia, un incubo che va avanti da 30 mesi. Eppure Carlo è un cittadino italiano, merita di essere aiutato, non può essere lasciato morire lì, sarebbe un’ingiustizia indegna di un paese come il nostro”.

(foto di Pixabay)

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