Un anniversario importante. Sono passati 50 anni dalla morte di Jim Morrison, quel fatidico 3 luglio del 1971.Il frontman dei Doors, viene trovato morto a Parigi. La capitale francese, dove il cantante “fugge” dopo aver registrato tutto il giorno con il suoi compagni. C’è chi dice si sia recato in Francia per incontrare Pamela Susan Courson , la sua fidanzata al tempo, c’è chi pensa invece volesse solo fuggire dalla pressione della fama.
Dalla morte al mito
Jim muore a 27 anni, ed entra nella leggenda.Ufficialmente si tratta di un’insufficienza cardiaca provocata da un’overdose di eroina su un fisico già distrutto dall’abuso di alcool, ma sul corpo del cantante non viene mai eseguita un’autopsia e viene sepolto frettolosamente a Parigi impedendo qualsiasi indagine.Musicista e poeta, figura sciamanica e ipnotica, trasgressivo e tormentato. Aveva un rapporto speciale con la morte, nella sua canzone più rappresentativa troviamo queste parole: «This is the end, my only friend».Dal vivo Morrison dava il meglio e il peggio di sé.Sul palco si trasformava, davanti al microfono chiudeva gli occhi, la sua voce suadente si faceva più cupa, profonda, come in trance.
Il simbolo di una generazione
Jim Morrison ha marchiato a fuoco la musica a cavallo fra anni Sessanta e Settanta, insieme ai Doors. Uscito nel 1967, il primo disco della band ,con i sodali Ray Manzarek, John Densmore e Robby Krieger, è uno dei debutti più memorabili della storia del rock. All’interno dell’album canzoni che hanno fatto la storia del rock. Light my fire, raggiunse la prima posizione nei singoli. The end, molti anni più tardi verrà inserita nel film sul Vietnam, “Apocalypse Now”.
Nella loro breve ma intensa parabola i Doors hanno poi pubblicato altri otto album, ma nessuno più di questo merita il titolo di pietra miliare, una fusione dirompente di psichedelia, blues e jazz.