Maltempo sul K2: rientrano tutti gli alpinisti occidentali

Tornano a casa i due alpinisti italiani che partecipavano alla spedizione, Mattia Ignazio Conte e Tamara Lunger. A causa del maltempo, che ha causato tre morti e tre dispersi, gli alpinisti occidentali hanno annunciato la fine della prima spedizione invernale internazionale sul K-2. Unici a raggiungere la vetta durante la spedizione K2 2020-21, 10 alpinisti nepalesi che hanno fatto la storia salendo per la prima volta sulla seconda vetta più alta del mondo in condizioni meteo proibitive.

“A causa del maltempo, gli alpinisti stranieri hanno deciso di porre fine alla Winter K2 Expedition 2020-21”, ha detto all’ANSA Karrar Haidri, Segretario del Club Alpino del Pakistan. Ha aggiunto poi che gli alpinisti stranieri si sono già trasferiti dal campo base alla città di Skardu.

Il 19 dicembre 2020 erano arrivati in Pakistan circa 50 alpinisti di vari Paesi. Raggiunto il campo base del K2 il 29 dicembre, avevano iniziato la spedizione invernale.

Uno dopo l’altro hanno perso la vita in diverse circostanze. Lo spagnolo Sergio Mingote Moreno, il russo-americano Alex Goldfarb e il bulgaro Atanas Georgiev Skatov. Altri tre, l’islandese John Snorri, il pakistano Ali Sadpara e il cileno Juan Pablo Mohr, sono scomparsi da venerdì scorso.

Le polemiche sull’organizzazione  ritenuta inadeguata ad un’impresa sul K2

La spedizione  invernale al K2 è organizzata da Seven Summit Treks ma si è conclusa male ed è già polemica. Iniziano ad emergere alcuni particolari su Campo 3 (7300 m), di come non fosse attrezzato all’arrivo degli alpinisti,  poche ore prima della scomparsa di Ali Sadpara, John Snorri e Juan Pablo Mohr sul K2.

In un’intervista, l’alpinista greco Antonios Sykaris, ricoverato in ospedale a Skardu  per curare i congelamenti riportati sul K2, racconta delle  25 persone a C3 e di soltanto tre tende disponibili.  Parla di un tratto ripido senza corde fisse e della drammatica caduta dello scalatore bulgaro Atanas Skatov.

Il K2, è raggiunto per la prima volta nel 1954 dalla spedizione italiana di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli. Si tratta dell’unico degli Ottomila a non essere stato scalato d’inverno. Ora il  record è stato raggiunto dal team nepalese. La “durezza” dell’impresa e il maltempo hanno sconfitto le cordate occidentali.

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Redazione

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