Legge_231

La fotografia dell’applicazione della 231 scattata dal Tribunale di Milano

Superato il traguardo ventennale di vigenza, si moltiplicano gli inviti a una riconsiderazione dell’impianto normativo predisposto dal D.Lgs 231/2001, che ha introdotto nel nostro ordinamento il principio della responsabilità per le persone giuridiche, al fine di adeguarne l’efficacia complessiva al mutato quadro di riferimento socio – economico.

In attesa di disporre dei dati su base nazionale si rivela, quindi, particolarmente interessante l’analisi condotta dal Dipartimento di Scienze Giuridiche, Cesare Beccaria, dell’Università statale di Milano  e coordinata dal Professore Marco Scoletta su un campione decisamente significativo per aspetti qualitativi e quantitativi, come quello rappresentato dalle sentenze del Tribunale di Milano.

L’analisi, basata su un periodo di osservazione di 6 anni, dal 2016 al 2021, mette subito in evidenza, come era lecito attendersi, un rallentamento del numero di sentenze nel biennio 2020/21, dopo il picco registrato l’anno precedente, in conseguenza del rallentamento della frequenza di udienze giudiziarie, causato dalla diffusione della pandemia da Covid’19.

Complessivamente nell’arco temporale considerato, le società incolpate sono state 301, quelle sanzionate 136, di cui 56 risultano condannate e 86 aver patteggiato, mentre 149 sono state le imprese prosciolte.

La fotografia scattata dall’ analisi dell’Università milanese  mostra da un lato una marcata prevalenza, tra i destinatari degli accertamenti giudiziari, delle società a responsabilità limitata, rispetto a quelle che hanno adottato la forma di società per azioni, dall’altro  un numero contenuto di società di diritto straniero (15). Inoltre, nella classifica per tipologia di attività il numero maggiore è rappresentato da imprese manifatturiere, seguite da aziende di servizi e appartenenti al settore commerciale.

Al di là degli aspetti quantitativi, comunque degni di rilievo, sono almeno due le considerazioni qualitative a cui si prestano le risultanze di questa ricerca. La prima tocca l’argomento del catalogo di reati contestati alle società incolpate, in cui primeggiano quelli di natura ambientale, seguiti da quelli di omicidio colposo e o di lesioni gravi/gravissime in violazione delle norme sulla tutela della sicurezza sul lavoro. Stranamente in questa lista sono assenti i reati di natura tributaria.

Altra considerazione concerne l’efficacia esimente dell’adozione di modelli organizzativi, un versante su cui da tempo si discute, nell’ottica di rafforzare le tutele per porre al riparo le società da eventuali contestazioni. E, qui, i numeri mostrano che un numero cospicuo di imprese che hanno adottato modelli organizzativi (53) sono state, comunque, incolpate e solo in parte prosciolte nel merito (23). Viceversa, andando sul lato opposto delle società incolpate, che non avevano adottato in precedenza modelli organizzativi (94), è di circa un quarto  il numero di quelle che, alla fine, sono state prosciolte nel merito.

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