Le Paralimpiadi di Tokyo 2020, con la cornice del Coronavirus e della crisi afghana

Crisi afgana ed emergenza Coronavirus. È questa la cornice, mentre si riaccendono i riflettori su Tokyo,  dei Giochi Paralimpici. Un’edizione entrata nella storia ancor prima di iniziare poiché, come i Giochi Olimpici estivi, ha già vissuto lo slittamento di un anno a causa della pandemia che continua a tenere sotto pressione gli organizzatori dopo l’ondata record di infezioni degli ultimi giorni.

Paralimpiadi,  probabili test quotidiani

La decisione di far svolgere le gare senza pubblico applicata anche per le Paralimpiadi, ma per il Ceo di Tokyo 2020, Toshiro Muto, non basta: “E’ necessario adottare ulteriori misure”, ha detto.

E tra queste si profila l’obbligo per atleti e addetti ai lavori  di testarsi quotidianamente, anziché ogni quattro giorni e per tutta la durata di permanenza in Giappone. Limitando al minimo gli spostamenti, e comunque entro il circuito paralimpico.

552 i casi legati ai Giochi dal 1 luglio

Ad oggi gli organizzatori riscontrano 552 casi legati ai Giochi dal 1 luglio, ma quelli legati ai partecipanti alle Paralimpiadi sono già 138 su 25mila casi giornalieri a livello nazionale. Quattro, per ora, gli atleti e 10 gli operatori dei media sono risultati positivi.

Nella Capitale nipponica si recherà una delegazione complessiva di 4.400 atleti, in rappresentanza di circa 160 Paesi. E nonostante Tokyo sia in stato d’emergenza fino al 12 settembre, il governatore della Capitale Yuriko Koike sta spingendo per consentire almeno ai bambini delle scuole a poter presenziare negli impianti alle Paralimpiadi.

Una scelta, questa, voluta delle Istituzioni nipponiche per sensibilizzare i più giovani al tema delle disabilità, come sostenuto dalla portavoce del Comitato organizzatore di Tokyo, Masa Takaya.

Anche Andrew Parsons, Presidente del Comitato Paralimpico Internazionale, ha espresso fiducia che le norme saranno seguite da atleti e funzionari, sottolineando che i Giochi si potranno svolgere senza mettere a rischio la loro salute o quella del pubblico. «Non saremmo qui se non credessimo di poter offrire un evento sicuro», ha detto.

La bandiera afghana accolta dagli applausi

La prima delegazione a fare il suo ingresso allo Stadio Olimpico è stata quella degli atleti rifugiati. A tenere alta la bandiera Mohammad Abbas Kharimi, paratleta del nuoto afghano nato a Kabul.

Per l’Afghanistan, priva al momento dei suoi due atleti che ieri sono fuggiti da Kabul per riparare in Australia, ha sfilato solo la bandiera nazionale, portata da un volontario.L’ingresso della bandiera afghana accolta dall’applauso dei presenti allo Stadio Olimpico di Tokyo in segno di solidarietà per un popolo che sta vivendo una drammatica crisi umanitaria e sociale.

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