Lettera di Cospito: “Non accetto una non vita senza speranza”

Alfredo Cospito, attualmente in carcere al 41-bis, ha scritto una lettera in cui si legge: “Il più grande insulto per un anarchico è quello di essere accusato di dare o ricevere ordini. Quando ero al regime di alta sorveglianza avevo comunque la censura e non ho mai spedito pizzini, ma articoli per riviste anarchiche, mi era permesso di leggere, di evolvere. Oggi sono pronto a morire per far capire al mondo cosa sia veramente 41-bis, mentre 750 persone lo subiscono nel silenzio”. La lettera è stata letta dal suo legale Flavio Rossi Albertini.

“Sono convito che la mia morte – prosegue – porrà un intoppo a questo regime e che i 750 che subiscono da decenni il 41-bis possano vivere una vita degna di essere vissuta, qualunque cosa abbiano fatto. Amo la vita, sono un uomo felice non vorrei scambiare la mia vita con quella di un altro. E proprio perché la amo non posso accettare questa non vita senza speranza”.

L’avvocato ha spiegato: “È uno scritto passato per la censura, la difesa ritiene di poterne dare lettura proprio perché il detenuto al 41-bis non può fornire indicazioni ai sodali all’esterno ma non è un soggetto a cui è stata tagliata la lingua o la mano. Stiamo parlando di una battaglia di civiltà bisogna salvaguardare il diritto del detenuto di poter parlare, anche al 41-bis. In questa righe non dà alcuna indicazione o ordine ai sodali ma spiega perché dal suo punto di vista non è possibile passare anni, una vita al 41-bis”.

 

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