L’impatto dei criteri europei di sostenibilità sull’operatività dei fondi

Quale sarà l’impatto dei nuovi criteri europei di sostenibilità sui 37mila fondi di gestione operanti nel Vecchio Continente?

L’interrogativo è legato alla recente entrata in vigore nello scorso marzo del Regolamento dell’Unione Europea SFDR – Sustainable Finance Disclosure Reegulation, contenente un insieme di norme sulla rendicontazione dei cosiddetti rischi di sostenibilità nei portafogli dei gestori. Un’ innovazione normativa, che, come è facilmente intuibile, potrà orientare le scelte degli investitori e i comportamenti delle imprese emittenti, che dovranno fornire al mercato in modo standardizzato le relative informazioni, nonché andrà a incidere sugli indirizzi di politica gestionale dei fondi, chiamati dal prossimo gennaio a valutare il rischio dei propri portafogli in funzione dei titoli in essi contenuti.

Tre sono gli articoli fondamentali, previsti nel Regolamento SFDR, a cui corrispondono altrettante categorie di operatori. Nell’articolo 6 sono individuati tutti i gestori di fondi al di fuori delle possibilità applicative dei criteri di sostenibilità, una categoria, dunque,  che si può definire massivamente residuale.

Nell’ articolo 8, invece,  sono  individuati i gestori che acquistano prodotti finanziari che promuovono, tra le altre caratteristiche, quelle ambientali e sociali, a condizione del rispetto da parte delle imprese emittenti delle prassi di buona governance.

Infine, nell’articolo 9 l’attenzione normativa è concentrata su quei prodotti finanziari creati da società, che hanno come obiettivo esplicito gli investimenti sostenibili, un obiettivo specifico che viene, inoltre, condiviso dal gestore.

Gli analisti di Morgan Stanley Research, utilizzando i dati di Mornigstar hanno monitorato l’operatività dei 21.900 fondi (sui 37mila complessivi) rispondenti ai nuovi criteri previsti dal Regolamento europeo, individuandone, in particolare, i 4900 circa, che sono in linea con quanto previsto nei già ricordati articoli 8 e 9. Si tratta, secondo questa elaborazione,  di  un mercato dalle dimensioni considerevoli, valutabile  almeno in 3mila e 500 miliardi di dollari. Ancora più in dettaglio, lo spacchettamento percentuale di questo dato rivela un peso del 20% per quelli riconducibili ai criteri dell’articolo 8 e del 2% per gli altri rispondenti a quelli dell’articolo 9.

In definitiva, si è in presenza  di cifre, comunque, ingenti, che giustificano l’interesse per conoscere nel prossimo futuro gli orientamenti gestionali dei fondi SFDR verso l’obiettivo di una finanza realmente sostenibile. Se realizzato compiutamente, si assisterebbe, così, a un decisivo passo in avanti rispetto a orientamenti e indirizzi, che, già fin d’ora, prevedono un’ esclusione, pressoché, totale da parte dei gestori di investimenti rivolti al comparto industriale dei produttori di armi e, con diverse percentuali  di adesione, anche ad aziende legate al carbone, al nucleare e all’olio di palma.

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