“È antropologicamente interessante
constatare le varie fasi del sovranismo nostrano. Prima c’è il sovranismo elettorale, quello tutto muscoli, facce feroci e occhi iniettati di sangue; poi c’è il sovranismo mite, perché gli scranni di Palazzo Chigi e dei Ministeri lo rendono subito più vellutato; infine c’è il sovranismo da osteria, quello che neanche più in tv può essere raccontato, al massimo in qualche taverna sul territorio a quei pochi che ci credono ancora“.
Così scrive in una nota Pietro Lorefice, Segretario di Presidenza del Senato e Capogruppo del M5S in Commissione Politiche UE di Palazzo Madama.
“Basti guardare al modo in cui Giorgia Meloni non solo, e non tanto, ha spalancato le porte di Palazzo Chigi al fondo americano BlackRock –
aggiunge – In fondo ascoltare un investitore, americano o estero che sia, non rappresenta di per sé nulla di male, anzi. Semmai va acceso
un faro su tutte le prospettive di investimento offerte dall’Esecutivo al fondo statunitense, dalle Ferrovie all’energia, fino a una non meglio
precisata società unica di gestione dei porti italiani“.
“Ma sì, smantelliamo tutto, tanto c’è una Manovra da riempire. Ormai abbiamo capito la traiettoria di Giorgia: da underdog a BlackRock il passo è breve” – conclude Lorefice.
In una intervista a La Notizia, il Senatore commenta molto dei provvedimenti che il Governo ha adottato o sui quali deve ancora decidere. Uno dei temi affrontati è quello relativo al salario minimo sul quale Lorefice afferma che – “La maggior parte dei Paesi europei ha un salario minimo. Insigni economisti, come David Card, hanno vinto il Nobel per l’economia dimostrando che il salario minimo non diminuisce affatto l’occupazione ma è benefico. L’introduzione del salario minimo contribuirebbe anche a far crescere l’importo delle pensioni future, a sostenere l’economia e a combattere le disuguaglianze”.
Alla domanda sui dati dell’INPS che hanno evidenziato come all’incremento dell’occupazione non abbia corrisposto un aumento dei salari, Lorefice non ha risparmiato critiche – “L’Inps sbatte in faccia alla Meloni il fatto che i redditi reali dei lavoratori dipendenti italiani sono calati del 10% a causa dell’incomprensibile inerzia dell’Esecutivo di fronte alla fiammata dell’inflazione nel biennio 2022-2023”.
Anche sul provvedimento della tassazione degli extraprofitti delle banche Lorefice affonda il dito nella piaga e commenta – “Stiamo assistendo a una penosa sceneggiata. Il Governo Meloni, al di là delle sterili esibizioni muscolari, non ha il coraggio di tassare gli extraprofitti bancari, preferendo addirittura abdicare al potere impositivo dello Stato per esternalizzarlo alle banche, neanche fosse un servizio qualsiasi da appaltare all’esterno. Perché è proprio questa l’oscenità che si sta delineando: Meloni e Giorgetti si stanno facendo scrivere l’intervento dalle banche, ci rendiamo conto? Ed è già chiaro che le banche stanno scrivendo l’intervento non come tassa, neanche come contributo di solidarietà, ma come un anticipo di liquidità su tasse che le banche dovrebbero comunque pagare”.
Nell’intervista rilasciata a La Notizia, il Senatore parla della manovra definendola una “macedonia di tagli – e spiega che – I dati ufficiali dell’Istat, non quelli della tombola giorgettiana, dicono che quando erano in vigore le misure del Conte II, ovvero Superbonus, Transizione 4.0, Reddito di cittadinanza, potenziamento del Fondo centrale di garanzia delle Pmi, Decontribuzione Sud, il Pil dell’Italia è cresciuto in due anni del 13,6% e il debito è sceso di 20 punti in tre anni. Mentre nel primo anno davvero inciso dalle politiche della Meloni, che ha cancellato o azzoppato tutte queste misure, la crescita ha chiuso al +0,7%. Ripeto: +0,7%. Il debito pubblico aumenta per questo, non per il Superbonus, i cui calcoli Giorgetti ha dimostrato di non saper fare da due anni a questa parte”.