Mario Draghi: muoversi con urgenza, imprese in crisi di solvibilità

In questi giorni, sui mezzi di comunicazione, è stata data evidenza all’assegnazione del prestigioso “Premio Roma allo sviluppo del Paese” a Mario Draghi, per l’eccezionale lavoro svolto presso organismi nazionali e mondiali, arricchito, in tempi più recenti, da un mirabile e fecondo impegno a livello europeo, elevando l’euro a strumento di salvaguardia del bene comune.

La motivazione richiama la grande credibilità di Draghi che dà peso al suo pensiero, quando lo manifesta, in contesto internazionale, privilegiato rispetto a quello nazionale, per evitare interferenze e strumentalizzazioni.

Il rapporto del G30, redatto con Douglas Elliott di Oliver Wyman e Victoria Ivashina della Harvard Business School, apparso qualche giorno fa, è incentrato sul futuro delle imprese, condizionato dall’accumulo dei debiti a seguito della crisi sanitaria.


La sua esortazione, rivolta ai governi, di muoversi con urgenza per affrontare, con programmi seri, la crisi pandemica, si unisce ad una valutazione, che è un orientamento di Politica Economica, da trovarsi, oggi, non più in una crisi di liquidità, bensì di solvibilità.

Da quanto procede, egli auspica lo stop alla sopravvivenza delle imprese “zombie”, che non falliscono ma sopravvivono ripagando i debiti, ma senza speranza di ripresa e sviluppo.

Bisogna “usare” le risorse pubbliche in modo mirato e rivolgere l’impegno finanziario a favore di entità che possono riequilibrare le loro posizioni attraverso una attività produttiva e, così, ripartire con un processo di crescita.

In ogni caso, per evitare il cinismo di una soluzione Darwiniana occorre che la bancarotta non rappresenti uno stigma tombale, ma si avvicini all’americano chapter 11, che dà alle aziende in crisi la possibilità di una ripartenza.

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