Nella memoria della Procura di Palermo, depositata al processo Open Arms contro Matteo Salvini, per il quale i Pm hanno chiesto 6 anni di carcere per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio, si legge: “L‘illegittimità della privazione della libertà personale è testimoniata, anche indirettamente, dalle reazioni delle diverse autorità coinvolte nella vicenda le quali cercarono, ciascuna secondo l’ambito di propria competenza, di sollecitare l’interruzione di quella situazione antigiuridica proprio ad opera di chi l’aveva generata, e cioè il Ministro dell’Interno. Così, la Guardia costiera, così il Presidente del Consiglio, così i Ministri Trenta e Moavero, così il Tribunale per i minorenni e la relativa Procura della Repubblica, per non parlare degli accorati interventi del Garante dei diritti dei detenuti e del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza. La indubbia illegittima condotta dell’imputato ha dunque dato luogo all’altrettanto indubbia e illegittima privazione della libertà personale di 147 persone, inflitta in violazione di precise norme di rango primario, non giustificata dall’esistenza di norme giuridiche che la potessero disporre o consentire, ed anzi posta in essere da chi rivestiva una posizione di garanzia (propria delle condotte omissive) derivante dalla attribuzione di pubblici poteri”.
I Pm aggiungono: “Particolarmente eloquente è lo stato di enorme difficoltà della Capitaneria di Porto che si ritrovò stretta nella morsa tra il dovere di salvare le vite in mare e quello di rispettare il diniego ministeriale del POS”.
Si legge nella memoria- “Sata la drammaticità della situazione, IMRCC Roma dovette sottolineare, nel trasmettere al Ministero dell’Interno la richiesta di POS, (ri)avanzata da Open Arms, che per quanto attiene questo IMRCC non vi sono impedimenti di sorta, si prega di far conoscere con ogni ulteriore cortese urgenza gli intendimenti di codesto NCC in merito alla questione in parola”
Per i magistrati, nell’agosto del 2019 si è registrato, da parte del vicepremier: il “protrarsi dell’inerzia ministeriale. La nave della Open Arms non poteva essere considerata un luogo sicuro temporaneo, non sussistendo più le minime condizioni di sicurezza: sia perché il natante era del tutto inadeguato ad ospitare quel numero di persone, sia perché l’equipaggio e i passeggeri, dopo oltre due settimane in mare erano allo stremo, sia perché le mutevoli condizioni meteorologiche avevano dimostrato che quell’imbarcazione riusciva a stento ad affrontare ulteriori difficoltà, sia perché quelle persone vivevano a bordo in condizioni disumane”.