Morto a 108 anni lo scrittore Boris Pahor, sopravvissuto ai lager nazisti

É morto, all’età di 108 anni nella sua casa di Trieste, lo scrittore sloveno Boris Pahor, sopravvissuto ai lager nazisti divenne difensore della dignità e della libertà dell’individuo, degli umiliati e degli offesi. Pahor è stato più volte candidato al Nobel per la Letteratura.

All’età di 7 anni assistette all’incendio del Narodni Dom, sede centrale delle organizzazioni della comunità slovena di Trieste. Questa fu un’esperienza che lo segnò e spesso la si ritrova nei suoi romanzi e racconti.

Frequentò il liceo classico e nel dopoguerra si laureò in Lettere all’Università per poi dedicarsi all’insegnamento della letteratura italiana. Dopo l’armistizio del 1943 venne arrestato dai nazisti e quindi internato in vari campi di concentramento in Germania e in Francia. Una tragica esperienza per lo scrittore quella dei lager che lo portò ad aderire in seguito a numerose imprese culturali social-democratiche per diventare poi uno dei più importanti punti di riferimento per la giovane generazione di letterati sloveni.

L’ opera più nota di Pahor è “Necropoli” (Fazi). Un romanzo autobiografico sulla prigionia a Natzweiler-Struthof. Il libro è stato tradotto in francese, tedesco, serbo-croato, ungherese, inglese, spagnolo, italiano, catalano e finlandese.

Lo scrittore, testimone in prima persona delle tragedie del Novecento, ha prodotto una trentina di libri tra narrativa e saggistica, tra questi figurano “La città nel golfo” (Bompiani), “Triangoli rossi. I campi di concentramento dimenticati” (Bompiani), “Così ho vissuto. Biografia di un secolo” (Bompiani), “Figlio di nessuno. Autobiografia senza frontiere” (Rizzoli), “Dentro il labirinto” (Fazi), “Qui è proibito parlare” (Fazi), “Una primavera difficile” (La nave di Teseo) e “Tre volte no. Memorie di un uomo libero” (Rizzoli).

Il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha dichiarato: “Con Boris Pahor perdiamo un grande scrittore, un gigante del Novecento che ha saputo raccontare, con maestria, lucidità e senza sconti, l’orrore del lager e della deportazione e condannare ogni forma di totalitarismo. Mi stringo al dolore dei familiari e dei tanti amici che oggi perdono un punto di riferimento”

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