Nuove manovre nel Nord Europa per promuovere gli scambi commerciali

Poco più di un anno fa la Ministra del Commercio svedese, Anna Hallberg, convocava una riunione per promuovere gli scambi commerciali nel Nord Europa. A questa riunione erano presenti i rappresentanti di Olanda, Danimarca, Finlandia, Repubblica Ceca e Germania. Essi si trovarono concordi nello studiare e realizzare misure comuni, idonee a migliorare l’export dei rispettivi Paesi.

Pochi giorni fa, vi è stato il secondo atto di questa vicenda con un nuovo incontro, che ha visto allargarsi il lotto dei partecipanti interessati, del Nord Europa, ad Irlanda ed Estonia .

Come noto, la Svezia fa parte dell’Unione Europea dei 27, anche se non partecipa all’area dell’Euro. C’è, quindi, da chiedersi quali sono le ragioni di questo atteggiamento finalizzato ad individuare nuovi sbocchi commerciali, anche al di fuori della rete di opportunità offerte dalla stessa Unione.


Certamente, da un lato non ci si può nascondere che questi ultimi anni siano caratterizzati da manovre protezionistiche adottate da vari Paesi. In primo luogo Cina e Stati Uniti, con cui si è assestato un duro colpo allo sviluppo del commercio mondiale. Cosi come certificato dall’appannamento del ruolo e del peso specifico della World Trade Organization.

L’ondata protezionistica in Nord Europa

Anche in Europa l’ondata protezionistica non ha tardato a manifestarsi. Basti pensare a quanto avvenuto in uno dei Paesi chiave dell’Unione Europea.

La Francia ha adottato regole con cui si attribuiscono nuovi poteri d’imperio allo Stato in materia di acquisizioni ritenute strategiche. Eloquente è il recente caso della mancata acquisizione del gigante francese della distribuzione organizzata, Carrefour, da parte del Gruppo canadese Couche-Tard. Ultimo episodio in ordine di tempo di una serie di prese di posizioni dirigistiche del governo francese.

C’è, poi, da sottolineare una seconda ragione di natura strutturale alla base di questo attivismo della Svezia e degli altri Paesi che hanno prontamente risposto al suo appello in favore di un potenziamento degli scambi commerciali: l’incidenza rilevante dell’export rispetto al proprio PIL. Secondo i dati della Banca Mondiale il rapporto – export PIL della Svezia si attesta a oltre il 40%; anche quelli degli altri Paesi coinvolti in questa vicenda presentano un livello decisamente elevato, che giunge a sfiorare il 127% per l’Irlanda.

Ecco, perché la tendenza a una maggiore regionalizzazione della produzione e del commercio non possono che essere interpretati da questi Paesi come fattori di seria minaccia alla loro crescita e li stimolano a ricercare adeguate misure di contrasto. Siamo, dunque, alla vigilia della costituzione di una nuova Lega Anseatica?

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