Olimpiadi e sicurezza, Carlo Biffani: “Ecco come la Francia punta a garantire la sicurezza”

Tra poche ore inizieranno a Parigi i Giochi della 33esima edizione delle Olimpiadi dell’Era Moderna. Un appuntamento globale, significativo sotto molti punti di vista e che costringerà gli organi di sicurezza mondiale a innalzare ai massimi livello l’attenzione contro atti violenti o di terrorismo, anche visto lo scenario internazionale.

Ne è convinto Carlo Biffani, esperto di intelligence, sicurezza e terrorismo, nonché membro del Comitato Scientifico del CISINT e autore del recente instant book “Inferno e diluvio” sulla guerra tra Israele e Hamas. 

Dal punto di vista della ribalta mediatica – spiega Biffani – nessuna altra occasione offre le opportunità di visibilità che sono sfruttabili grazie a un evento simile. E la visibilità è tutto. Per un gruppo terrorista, avere la garanzia di poter essere visti da miliardi di persone in tempo reale, significa oltre alla evidente dimostrazione di forza, avere accesso a una impareggiabile operazione di proselitismo. In tutto questo, la Francia tra il 2014 e il 2015 ha affrontato una serie di attacchi terroristici di ineguagliata violenza e ferocia. Dopo il primo attacco contro la redazione di Charlie Hebdo pensavamo tutti che la situazione fosse già colma. Così non fu, purtroppo”.

La copertura delle Olimpiadi è un evento molto particolare dal punto di vista organizzativo, perché complesso sia nella singola giornata che nel lungo periodo, visto che la manifestazione dura un mese. Non è così? 

L’apparato di sicurezza messo in piedi dalle autorità francesi, insieme alle forze di polizia europee e non solo, ha dimensioni, organizzazione e dispiegamento mai visti prima. Non si tratta di difendere un sito specifico per un tempo piuttosto limitato, come è nel caso, ad esempio, del pur complicatissimo G7. Qui stiamo parlando di fare in modo che nello spazio temporale di circa 30 giorni, non accada nulla, non tanto in un area ristretta come è stata quella di Borgo Ignazia in Puglia solo qualche settimana fa, ma su una superficie enorme. E lo scenario di possibili azioni rivendicabili da gruppi ispirati al Jihad o che supportino la causa palestinese, o mosso da interessi dell’intelligence russa, va dall’attacco strutturato a delegazioni di atleti, a quello a siti nei quali si svolgono le competizioni, o ad azioni contro i turisti e gli spettatori che a milioni si recheranno in Francia. I terroristi, possono colpire ovunque e con ogni modalità, con azioni complesse compiute con team dotati di armi d’assalto ed esplosivi fino ai più semplici attacchi con armi da taglio o con auto ariete. Tutte le forze in campo hanno pianificato e integrato procedure, affinato modalità di intervento, creato piani di contingenza, preparato una reazione alle emergenze mediche, si sono addestrati per mesi in quello che sarà il Villaggio Olimpico nelle tecniche tattiche di liberazione ostaggi, hanno preparato decine di unità cinofile dedicate tanto alla difesa quanto alla ricerca di esplosivi”. 

Un lavoro che durante le Olimpiadi dunque troverà la sua massima espressione, ma che è attivo già da tempo, con la fase di preparazione. 

Pensiamo solo a quanti soggetti considerati radicalizzati e pericolosi, l’intelligence e l’antiterrorismo abbiano dovuto tenere sotto stretta sorveglianza nei mesi precedenti l’evento. E bisogna comprendere una cosa importante: anche un singolo accoltellamento, darebbe modo ai terroristi di dire: abbiamo attaccato la Francia e le Olimpiadi. Credo sia chiaro il livello della sfida che ci aspetta anche perché, come accennavo precedentemente, i gruppi che possono avere interesse a compiere azioni sono davvero molti e le azioni potrebbero portare nuova linfa alla causa jihadista, come a quella palestinese, all’apparato iraniano o russo, e a costringere chi dovesse subire attacchi, a mostrare la faccia più spietata dei propri apparati”.

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