Omicidio Elena Del Pozzo, si indaga sulla premeditazione

“La signora ha detto di avere ucciso la figlia sul luogo del ritrovamento e l’arma utilizzata sembrerebbe sia stato un coltello. Nell’interrogatorio ai Carabinieri e alla Procura non ha saputo ricostruire cosa accaduto, lei era come annebbiata“. È quanto ricostruisce Gabriele Celesti, legale di Martina Patti. Si tratta della giovane mamma accusata di omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento del cadavere della figlia Elena Del Pozzo, 5 anni ancora da compiere, a Mascalucia, in provincia di Catania. “È chiaro che poi – aggiunge l’avvocato – si possono innescare meccanismi psichici di rimozione perché ovviamente si tende ad allontanare da sé il fatto”.

“Tecnicamente cercheremo di fare tutto quello che possiamo fare – afferma l’avvocato Celesti – anche per colmare le lacune che ancora ci sono nelle indagini. Il penalista non sa dire “se il movente della gelosia sia reale o parziale, di questo la signora non ne ha parlato”, chiarisce ricordando che “il rapporto con l’ex si era concluso da tempo. C’era la figlia che, come può accadere nelle separazioni, può costituire motivo di ripicca, conflitto o ricatto, a seconda delle mentalità dei protagonisti”.

In corso di accertamento anche la premeditazione

Quanto alla premeditazione che la Procura etnea ha contestato alla donna “è un’ipotesi investigativa che a mio avviso si abbina al movente che è ancora in fase di accertamento: anche un furto d’auto richiede un minimo di organizzazione. Vediamo cosa emergerà dagli atti che io ancora non conosco perché non c’è stata l’udienza di convalida davanti al Gip. Io ho soltanto il verbale dell’interrogatorio. L’interrogatorio di convalida del fermo eseguito dai Carabinieri – chiarisce infatti Celesti – e l’autopsia sulla piccola non sono state ancora fissate”. “La mia assistita – anticipa l’avvocato – la vedrò oggi o domani per l’interrogatorio, e vedrò in che stato la troverò”.


 

(foto di Adnkronos)

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